Madre Terra in dialogo continuo con la comunità
martedì 18 marzo 2025

Nella cosmogonia andina, il territorio non è solo un’estensione della terra; è un essere vivente, una rete di relazioni a cui gli esseri umani partecipano con rispetto e reciprocità. In questa interconnessione, il nutrimento reciproco, descritto da Elvira Espejo, si manifesta come un dialogo continuo tra la comunità e la Madre Terra, dove ognuno nutre l’altro, crescendo insieme in un processo di trasformazione reciproco.Abitare il territorio è percorrere attraverso la memoria viva degli antenati, che con il loro cammino hanno tracciato percorsi di identità e resistenza. In questo prendere a cuore il mondo, le storie tramandate di generazione in generazione si intrecciano con i luoghi sacri, dove spiritualità e conoscenza emergono come palme fondamentali della vita. Le comunità, con la propria organizzazione, riaffermano la propria autonomia, il diritto di esistere in armonia con l’ambiente, di governarsi secondo i propri princìpi e le proprie storie.

I semi incarnano il ricordo, la vita quotidiana e il viaggio dei popoli latinoamericani. Sono portatori di storia e tradizioni che sostengono i cicli agricoli e culturali. Tuttavia, questi legami sono minacciati da un modello agroindustriale dominato dalle multinazionali che, appropriandosene, alterano la biodiversità e minano la sovranità alimentare, intaccando sia l’equilibrio ecologico sia l’autonomia delle comunità. Condividendo il cibo, si favorisce la comunanza e si tessono reti cooperative. La cosmoesistenza andina, dice Pichasaca, si esprime attraverso il ciclo agricolo e i suoi rituali, i Raymi, che integrano spiritualità, natura e comunità. Ogni fase – Killa Raymi (semina), Kapak Raymi (risveglio della terra), Pawkar Raymi (fioritura) e Inti Raymi (raccolto e ringraziamento) – riflette l’interconnessione tra esseri umani, Pachamama e forze cosmiche. Queste tradizioni dipingono anche mappe sonore ché accompagnano questi processi con un altro linguaggio, unendo così l’umano al divino. Questa tradizione, basata sulla reciprocità e sul rispetto della vita, guida l’organizzazione comunitaria e il rapporto con il territorio, rafforzando la convivenza con la Madre Terra.

Nel campo dell’ecologia politica Rossi sostiene che l’atto di “mangiare è comunalizzante”. Nell’esercizio di condivisione del cibo si tesse una rete di comunione e cooperazione che sfida le logiche egemoniche. È nella pratica della comunione intorno alla tavola che si manifesta la costruzione di comunanze agroalimentari, uno spazio che mette il cibo al centro della cura dei territori, dei corpi e dei legami sociali e politici.Il buon vivere non è un’astrazione, ma una pratica quotidiana che si incarna nei sapori della ri-esistenza, nel lavoro, nella semina e nel raccolto, nei rituali di armonizzazione. Questo intreccio di pensiero e sentimento dà origine a narrazioni che liberano e rafforzano la memoria collettiva, amplificando le voci e le saggezze che fioriscono nell’oralità, nell’arte e nella medicina tradizionale. Nell’ascolto attento e nel riconoscimento dell’altro si costruiscono legami di solidarietà e di rispetto per la diversità dei mondi e dei modi di vita che coesistono nello stesso territorio. Di fronte alle crisi ecologiche e sociali che il mondo sta attraversando, gli insegnamenti dei popoli andini ci invitano a recuperare e reimparare altri modi di prendersi cura gli uni degli altri. La difesa del territorio è, in sostanza, la difesa della vita stessa e di un futuro in cui l’armonia con la natura non sia un ideale irraggiungibile, ma una realtà concreta. Che le nostre azioni continuino a seminare percorsi di reciprocità, intendendo il territorio non come un corpo da sfruttare, ma come un essere con cui condividiamo l’esistenza e che dobbiamo onorare con rispetto e gratitudine.

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