domenica 19 febbraio 2017
Tre lettere, la scorsa settimana, di lettori di Repubblica critici della Chiesa circa la morte e tre risposte consenzienti di Corrado Augias, che – dotto e cortese – tre volte giudica e condanna. Non è una novità, anche perché le tre risposte confermano la sua impossibilità atea di comprendere l'essenza della vita e della morte del cristiano. La seconda risposta dimostra proprio ciò di cui Augias non può tener conto: quello che i cristiani credono e praticano a proposito della vita e della morte. Secondo «la formula [cristiana] la vita – scrive Augias – è un dono di Dio. Nella mia visione – precisa – la vita umana, come per tutti i mammiferi, viene dalla fecondazione di un ovulo da parte del più intraprendente e veloce spermatozoo». Tutto qui.
Si potrebbe replicare che anche la vita dei mammiferi è dono di Dio, ma non si può dimenticare che il dono "vita umana" comprende molte cose in più del solo istinto animale: la ragione, l'amore, l'anima, la destinazione eterna in Dio e, non per tutti, la fede e la partecipazione alla Chiesa "corpo mistico di Cristo": il metro dell'uomo non è quello degli altri mammiferi.
La sua vita, partecipe di quella divina, ha un valore estremamente diverso dalla loro. Stando così le cose, perché scrivere, difendendo l'eutanasia, che la Chiesa e i suoi membri sono o vogliono essere «i padroni della nostra fine»? Se la vita è di Dio, per noi cristiani lo è anche la sua fine (diversa da quella degli animali mammiferi).

GIORNALISMO OFFENSIVO
Un'avvilente sequela di giorni per il giornalismo italiano e per la donna. S'è iniziata con una volgare offesa (una parola a doppio senso) di Libero a Virginia Raggi, la sindaca di Roma – che può meritare ogni critica al suo governo della città, ma dev'essere rispettata come persona – e si è conclusa con l'annuncio che la rivista Playboy, alfiere della donna-oggetto, «è tornata al nudo in copertina». A questo annuncio di violenza concettuale hanno partecipato il Giornale («Viva il nudo!»), La Stampa e il Corriere della sera, ma quest'ultimo solo per spiegare «la decenza che si è perduta». Il primo insulto è stato poi seguito da altri, che non riporto per rispetto della signora Raggi. A tutto ciò è seguita una polemica tra quotidiani con esplicita conferma degli insulti. Va segnalata anche una singolare celebrazione del successo di Maria De Filippi alla sagra di Sanremo: Il Foglio ha annunciato (sabato 11) l'«Assunzione di Maria in Cielo», esempio tipico del frequente irresponsabile abuso di espressioni religiose. Un giornalismo che ricorre a tutte queste miserie dimostra crisi di professionalità. Per la cronaca: l'insulto è comparso venerdì 10; martedì 14 in tutto il mondo i media hanno celebrato l'"One billion rising", la giornata mondiale contro la violenza sulle donne; e mercoledì 15 Playboy e i suoi portavoce hanno festeggiato la donna patinato oggetto della violenza mentale maschista.
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