giovedì 5 novembre 2009
Per giustificare il titolo del suo libro, Lo scisma (Longanesi, pp. 304, euro 17,60) Riccardo Chiaberge è andato a cercare alcuni cattolici che non si riconoscono «nella linea ufficiale della Chiesa». Non sembra che Chiaberge abbia la dimestichezza terminologica e tanto meno teologica che un'inchiesta del genere richiederebbe: per lui, il cardinale Camillo Ruini è «il bellicoso segretario della Cei» (presidente, prego); il Concilio Vaticano I è «quello che ha introdotto il celibato ecclesiastico!» (aggiungiamo altri due punti esclamativi); il Codice di diritto canonico, «pubblicato nel 1984» (nel 1983, prego) avrebbe stravolto il tentativo del Concilio Vaticano II di fare del Papa un primus inter pares (leggere il contrario nella Lumen gentium, completa di Nota esplicativa previa, prego); la vita eterna sarebbe un articolo del Confiteor (del Credo, prego); «La fede, per Colmegna, è morta senza le opere» (veramente la Lettera di san Giacomo era arrivata prima); e «La verità vi farà liberi» l'ha detto Gesù, non l'apostolo Giovanni che si è limitato a riportare la frase nel suo Vangelo. Chiaberge ha ringraziato Maria Bettetini, Emma Fattorini, Alessandro Melazzini e Giovanni Pacchiano «per essersi sobbarcati la lettura del manoscritto, aiutandomi a correggere forma e sostanza con i loro preziosi suggerimenti»: dev'essere stata una lettura affrettata, o forse nell'originale c'erano tanti altri svarioni, se si è glissato su quelli sopra elencati. L'angolatura dell'inchiesta è politica: l'autore ritiene che il referendum sul divorzio del 1974 sia stata una sconfitta della Chiesa, invece vittoriosa con l'astensione al referendum sulla legge 40. Ma ben altre sono le vittorie della Chiesa, e se si perde di vista l'orizzonte soprannaturale per cui è stata fondata da Cristo, si finisce per prendere per profeta un camaldolese che non trova di meglio che puntare il dito e considerare «un veleno» le trasmissioni di Radio Maria. E il prete con i lunghi capelli biondi che ha sposato una «Maddalena» nigeriana fa pena, più che altro. Senza contare che alcuni degli intervistati offrono testimonianze che non quadrano con il titolo del libro: la missionaria Maria Teresa, per esempio, non esprime velleità scismatiche, e don Virgilio Colmegna, valoroso promotore della Casa della Carità, mi risulta perfettamente inserito nella Curia milanese. In realtà, i casi di chi proclama «la Chiesa siamo noi», non quella del Papa, sono tralci staccati a loro danno dalla vite, come i superstiti Enzo Mazzi, ex parroco dell'Isolotto, e Giovanni Franzoni, ex abate di San Paolo. E chi ha voluto metterla in politica, si ritrova come Raniero la Valle che, candidato da Rifondazione comunista e dai Comunisti italiani nelle ultime consultazioni europee, non è neanche stato eletto. I temi controversi, poi, sono sempre monotonamente i soliti: il celibato sacerdotale, il sacerdozio alle donne, la contraccezione, le cellule staminali... Non ci si sposta da lì. Santità, preghiera, sacramenti, vita eterna, non sono presi in considerazione. Colpisce, nei dissidenti intervistati, la mancanza di allegria, l'assenza di prospettive, tanto che perfino Chiaberge se ne è accorto. Proprio nel capitolo dedicato a Martha Heizer, la pasionaria viennese di Wir sind Kirche («La Chiesa siamo noi»), un raduno delle «comunità di base», il cui numero «decresce dappertutto», è così descritto: «Nella sala, intorno ai tavoli dove siedono i delegati, molte teste canute, barbe brizzolate da ex-sessantottini, pochi giovani e qualche bambino brado che scorrazza tra le sedie. Il colpo d'occhio fa pensare a un'adunata di reduci intenta a celebrare il proprio passato, più che a preparare il futuro». Se questi sono gli scismatici, non c'è da preoccuparsi, anche perché la Chiesa ha sempre le braccia spalancate.
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