domenica 18 gennaio 2015
Paradosso della montagna contemporanea: si moltiplicano le istituzioni preposte alla progettualità e al controllo, producono prima normative poi certificazioni; esibiscono piani di recupero, di crescita e sviluppo, che esauriscono buona parte delle risorse economiche ed umane in se stessi, nell'essere formulati a norma di legge e presentati alla stampa. Paradosso dei montanari che da schivi e taciturni si son fatti loquaci, aperti al dialogo: più aumentano le parole, i documenti presentati, più diminuisce la fattibilità di azioni ed opere.Oggi la montagna nutre l'orgoglio e i buoni sentimenti di associazioni, politici, professionisti delle istituzioni che vi traggono sostentamento e benemerenze ma non la abitano e soffocano, paradosso nel paradosso, con l'ausilio di leggi a tutela e salvaguardia, ogni capacità, ogni istinto vitale non succube, non omologato, dei suoi abitanti. Eppure nonostante tutto questo e molto altro addebitabile ai montanari stessi, alla loro incapacità di uno sguardo nuovo, non recriminatorio, non supplicante, la montagna vive e vivrà. Vivrà finché dura il dolore, la gioia, la pietà di chi la abita e ne ringrazia il Cielo che, più la terra si innalza più Lui si avvicina.
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