«Io sono la violenza, Dio tuo»: così l'egittologo e antropologo tedesco Jan Assmann sintetizza, in un libro, la violenza che sarebbe «semanticamente presente nel codice genetico del monoteismo» cristiano, giudaico e islamico. Ne riferisce La Stampa (giovedì 11: «Così parlano le fedi monoteiste»), pubblicando un capitolo di Assmann e un commento di Gian Enrico Rusconi. Purtroppo entrambi partano dall'errore - assai frequente tra i "laici" e spesso denunciato anche qui - di accomunare le tre religioni sotto un unico giudizio. Eppure lo stesso Assmann scrive che «la violenza, l'odio e la colpa esistevano già prima della nascita del monoteismo». La Bibbia, infatti, narra la storia di un popolo che, guidato da Dio (l'unico Dio, già intuito nel XIX secolo a. C. dal faraone Ekhnaton, che su una tavoletta lasciò scritto "Nessun altro dio all'infuori di Dio"), pur in un difficile contesto, cammina da un credo violento e dalle ricadute idolatriche fino alla pienezza e alla purezza della fede in Lui e fino a Gesù, che predicava l'offerta dell'altra guancia e l'amore per il nemico. Il che, oltre tutto, conferma che non tutti i monoteismi sono uguali.
ONERI E RISPARMI
«Se l'onere diventa risparmio», diceva già nel 2003 un titolo di questa rubrica, che commentava le critiche dei giornali "laici" ai finanziamenti pubblici alle scuole cattoliche, basandosi sull'articolo 33 della Costituzione ("Senza oneri per lo Stato"). Un titolo precedente (1998) ironizzava: per coerenza con la tesi "laica", quell'articolo avrebbe dovuto dire: «Senza risparmi per lo Stato». La campagna anticlericale si è riaccesa quando La Repubblica (28 settembre e 3 ottobre) ha spiegato ai lettori «I conti della Chiesa: ecco quanto ci costa». In totale «circa 4 miliardi di Euro», cioè - come poi ha documentato la ricerca dell'Agesc (Avvenire, giovedì 11) - un risparmio di oltre due miliardi su quanto lo Stato spenderebbe (6.245 milioni) se gli alunni delle scuole cattoliche passassero tutti alle statali. E questo contando l'8 per mille e gli attuali finanziamenti dello Stato, ma senza considerare l'apporto che il movimento turistico e religioso porta alle casse pubbliche e che, infine, l'istruzione dovrebbe essere considerata non un "onere", bensì un dovere.
UMORISMO
A volte ci s'imbatte in qualche filosofo che sa fare anche dell'umorismo. Eccone un esempio. Siccome un sacerdote politologo assai noto ha scritto che evadere le tasse non è peccato, il prof. Umberto Galimberti ha scritto a sua volta (D, La Repubblica delle Donne, venerdì 6) che «tra l'attuale destra e la Chiesa esiste una santa alleanza dovuta al fatto [...] che a entrambe manca il concetto di bene comune». Guarda caso, proprio la Chiesa dà inizio, giovedì prossimo, a una "Settimana sociale" tutta dedicata al bene comune: concetto che nella cultura moderna si è praticamente perduto tra aborto, eutanasia, droga, fecondazione artificiale, clonazione e altro. Salvo che Galimberti non pensi proprio a questi.
OSSIMORI
"Ossimoro" è parola greca che indica l'accostamento di due termini o concetti opposti. Ecco un titolo involontariamente ossimoro (La Stampa, giovedì 11): «Sulla difesa il governo va sotto».
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