Arriva il momento in cui bisogna fermarsi. Occorre allertare l'attenzione, utilizzare il pensiero facendone ragionamento nell'emergere di nozioni cumulate nell'esperienza. Meglio poter accedere, con naturalezza, ad un patrimonio genetico ma per usufruirne deve essere stato attivato ed è la famiglia, la comunità degli affetti, a possederne le coordinate migliori e la griglia interpretativa più efficiente.Meglio avere coscienza della corporalità dell'esistere, non solo tridimensionale ma carnale, della sua intrinseca precarietà. Un buon allenamento ed il tasto per la chiamata di soccorso non garantiscono nell'emergenza. Sopravvalutarsi ottenebra la mente, sottostimarsi l'annichilisce, sono entrambe malattie dello spirito ed è lo spirito a vivificare la carne.La montagna è un luogo di pericolo, dimenticarlo o abusarne ha un prezzo e non è il costo del biglietto per accedere all'esperienza; l'attrezzatura testata e certificata non basta né valgono buone intenzioni, discutibili, e sfoggio di buona volontà.Come la montagna anche la libertà è un luogo di pericolo; se la si abita nelle difficoltà quotidiane si impara a conoscerla, la si riconosce. Si rispetta, si custodisce, si difende all'occorrenza.
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