Che cosa siamo se non poveri pellegrini lungo le strade del mondo? Perché in fondo la vita è lungo viaggio destinato al paradiso: spetta a noi scegliere il poco che ci è necessario per compiere il cammino e volgere lo sguardo verso l’unico amore infinito che ci regale il senso di ogni nostri piccolo gesto. Tutto questo è contenuto nella scarna storia di san Benedetto Giuseppe Labre, un vero e proprio “vagabondo di Dio”, vissuto nel XVIII secolo. Nato in Francia nel 1748, non poté perseguire il sogno di una vita monastica a causa di una grave malattia. Per questo sia l’esperienza nei certosini che quella tra i trappisti si conclusero anzitempo. Durante la convalescenza capì che la sua vera vocazione era quella di vivere da pellegrino e farsi così testimone del Vangelo lungo le strade d’Europa. Equipaggiato solo di un breviario, un Crocifisso, un Rosario e l’Imitazione di Cristo, vestito di un abito logoro, percorse il Vecchio Continente visitando i maggiori Santuari tra Spagna, Francia, Svizzera e Italia. Gli ultimi sei anni li passò a Roma da dove ogni anno compiva un pellegrinaggio a Loreto. La gente lo vedeva nelle chiese della Città eterna in preghiera o in adorazione davanti al Santissimo: per questo veniva chiamato “il povero delle Quarantore”. Il 16 aprile 1783 cadde sui
gradini della chiesa di Santa Maria ai Monti, portato in una casa lì vicina, morì. È beato dal 1839 e santo dal 1883.
Altri santi. Santa Engrazia, vergine e martire (IV sec.); santa Bernardetta Soubirous, vergine (1844-1879).
Letture. Romano. At 7,51-8,1; Sal 30; Gv 6,30-35.
Ambrosiano. At 8, 9-17; Sal 67 (68); Gv 5, 31-47.
Bizantino. At 8,5-17; Gv 6,27-33.
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