Una delle ragioni che mi valsero l'amicizia di Alexander Langer fu che qualcosa della cultura altoatesina (o sudtirolese) sapevo e che, nella mia giovanile sete di conoscenza per la storia del cinema, sapevo molto di Luis Trenker che Alex addirittura aveva conosciuto (era morto a Bolzano nel 1990, quasi centenario). Per Trenker, e questo mi incuriosiva molto, il giovane Pasolini aveva scritto nel '55 insieme a Giorgio Bassani la sceneggiatura di un film nello stile e nella tradizione dell'attore-regista, Il prigioniero della montagna. Straordinario artista di frontiera, Trenker è tutt'altro che dimenticato dalle sue parti, ma lo è a sud del Trentino, nonostante una vita avventurosa di scrittore, sceneggiatore, attore (per figure rudemente virili), grande alpinista e anche un tempo guida, co-regista con Arnold Fanck e con Leni Riefenstahl di film sulla montagna di cui i tre furono i pionieri, documentarista, scrittore e memorialista (e forse ci sarebbe qualcosa da ripescare, e tradurre: dovrebbe vedere l'editore Keller se ne vale la pena) eccetera. Si barcamenò con grande abilità tra più paesi, Italia e Germania e Austria, al tempo di Hitler e di Mussolini, e osò raccontare in Montagne in fiamme con una certa obiettività (1931, fu il suo primo successo e un film tuttora di grande interesse, co-diretto con Karl Hartl e da Trenker interpretato) cosa accadde in un territorio di confine dove convivevano tedeschi e italiani, tra amici all'improvviso nemici, allo scoppio della prima guerra mondiale. Fece anche, in Italia, un film storico imponente su Giovanni dalle Bande Nere (Condottieri, 1937, voluto da Mussolini) ma il suo capolavoro è sicuramente L'imperatore della California (1936), una sorta di biografia western di un personaggio ben reale, che era stato già raccontato da Blaise Cendrars in L'oro (Guanda). Emigrato come bracciante in California, lo svizzero Sutter (o Suter) vi era diventato proprietario di vastissime zone, davvero una sorta di impero di cui, in anni di grandi avventurieri, aveva fatto un mondo accogliente e dinamico fino a quando sulle sue terre non si scoprì l'oro e cominciò la follia della gold rush che ci hanno raccontato meglio di tutti Jack London e Charles Chaplin. Fu per Sutter un irrimediabile disastro di cui approfittarono banche e capitalisti rivali, e Sutter morì in miseria a Washington (nel film sui gradini del Campidoglio) dove cercava di far valere le sue ragioni. Ovviamente l'attore Trenker dominava un film che però mi è caro anche perché vi è anche possibile riconoscere tra gli interpreti il grande Bernhard Minetti, uno dei maggiori attori teatrali della prima metà del Novecento, austriaco di origine italiana, secondo molti storici forse il miglior interprete di Amleto che ci sia mai stato. Minetti fu venerato da Thomas Bernhard, che ha scritto per e sulla sua vecchiaia di attore un testo memorabile. Tornando a Langer, egli mi disse che avrebbe potuto portarmi da Trenker e che avremmo potuto intervistarlo insieme, e mi dispiace molto di non averlo fatto.
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