Erano alla fermata del tram. Seduti, aspettavano. Lei con il bastone a fianco, lui che le sistemava lo scialle sulle spalle e la guardava con occhi liquidi, pieni di anni e di cose. Si capiva che erano due persone che il centro della vita l’avevano ormai attraversato da tempo, restavano solo i margini. Lei sembrava che sorridesse, e guardava fisso davanti. Avrei pagato per capire dove, per raggiungerla in quel triangolo di visuale che la faceva stare bene. Lui guardava solo lei, e sono sicuro che gli bastava.
Chissà a cosa pensavano in quel silenzio che faceva rumore. Mi venne in mente un professore del liceo che diceva spesso: sapete cosa sogna il pescatore de “Il vecchio e il mare”? Leoni, sogna sempre leoni. Anche se non li ha mai visti... Loro invece erano lì, soli. Si toccavano continuamente senza sfiorarsi, come fanno tutti quelli che si vogliono bene veramente. E aspettavano. Il tram era ancora lontano, ma stava arrivando. Così si sono alzati, con buon anticipo. Lentamente, ma non con fatica. Quella si intuiva che l’avevano già messa nelle scarpe e lasciata per strada. Perché per qualcuno essere vecchio non è altro che essere giovane da più tempo degli altri.
«Andiamo tesoro», ha detto lei guardando lui. Lì ho capito che non bisognerebbe aggiungere neanche una virgola a ciò che può essere detto in due parole. E che l’amore, alla fine, è una cosa semplice.
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