In Sardegna pare abbiano vissuto dei preistorici giganti. Le loro tombe sembrano dei mega virus in pietra. Non mi sono fatto di certo mancare la visita alla tomba di Grazia Deledda, che si aggiudicò il nobel con le sue petrosissime storie di sorprendimento letterario antropologico. Strisciando per entrare nel mausoleo dei giganti, sono rimasto incastrato mezzo dentro mezzo fuori, come un cavallo di Troia mal dimensionato per la bisogna. Dirigo lì un festival di poesia ed una sera, nell'atrio esterno di un albergo, vedo una coperta avvoltolata con un viso bellissimo di ragazza che vi sporge. È la peste democratica della droga. Tre figuri si stanno già chinando verso di lei non promettendo nulla di buono. Chiedo a chi è con me di chiamare l'autolettiga. So che non c'è altro da fare che sorprendere i tre che incominciano ad allungare le mani su di lei. Dico alla ragazza, come se fosse inteso, semplicemente che stanno arrivando, senza specificare chi. Insomma, fingo familiarità con la giovane e mi frappongo fra lei e i figuri, avendo cura di non guardarli, come se non esistessero. L'effetto sorpresa, unito a quello della mia stazza, sembra funzionare. Intanto l'autolettiga arriva davvero. Il giorno dopo un giornale mi attribuisce la funzione di poeta sceriffo. Va bene così.
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