venerdì 12 settembre 2003
La "Glycyrrhiza glabra" ovvero la pianta della liquirizia è impiegata da circa 35 secoli e la migliore qualità è in Calabria dove le piante nascono spontanee lungo il litorale.Qui, già nel 1500, si iniziò a estrarre il succo di liquirizia alla cui attività si dedicò la famiglia dei Baroni Amarelli. Nel 1731 fu fondato il "concio" Amarelli che resistette negli anni nonostante la grande crisi del 1929. A testimoniare questa straordinaria continuità, c"è la sede della fabbrica di liquirizia più famosa d"Italia, la Amarelli appunto, che risale al 1400. Qui, oltre agli uffici e al punto vendita, dal luglio del 2001 c"è il Museo della Liquirizia "Giorgio Amarelli" dedicato alla storia della liquirizia. Nel novembre 2001 l"attuale titolare Pina Amarelli, ha ricevuto a Venezia il Premio Guggenheim Impresa e Cultura.La pianta ha fiori lilla riuniti in grappoli, ma è in autunno che si raccolgono le radici e gli stoloni delle piante che abbiano almeno i 3 anni. Queste radici, rase al suolo, deleterie per qualsiasi coltivazione intorno, vengono poi sbucciate ed essiccate al sole. Dalle radici si ottiene un succo dal sapore dolce-amaro consigliato anche nei ricettari medici. La lavorazione della liquirizia fu descritta per la prima volta dall"Abate di Saint-Non nel XVIII secolo. Oggi non c"è più il fuoco diretto sotto la grande "conca" in cui bolle la pasta nera, né ci sono uomini che girano un impasto che si fa sempre meno fluido. C"è invece, sempre, accanto alla "conca", il "mastro liquiriziaio" che controlla l"esatto punto di solidificazione del prodotto. La pasta densa, nera, lucida e profumata viene portata alle forme desiderate attraverso una serie di macchinari. Il prodotto modellato è infine lucidato con forti getti di vapore acqueo.Da qui la gamma che va dal semplice bastoncino di legno grezzo alle liquirizie gommose, fino alla teoria di bon bon dalle mille varianti. In cucina la liquirizia fa spesso capolino nelle preparazioni creative di salse e di gelati che guarniscono dessert.
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