Se si nomina Lidia Cirillo molti pensano alla militante politica e femminista molto attiva al tempo di Rifondazione, napoletana di origine e milanese di esperienze, e pochissimi, ormai, a un'altra e precedente Lidia Cirillo che fu celebre nell'immediato dopoguerra per aver ucciso a Torre Annunziata un graduato inglese che le aveva promesso di sposarla e portarla al suo Paese. Era ospitato in casa dei genitori di lei e l'aveva messa incinta. Fu un sogno di molte ragazze italiane di allora quello di “sposare lo straniero”, che è peraltro il titolo di un bel romanzo di Luciana Peverelli, la rivale di Liala. La giovane Lidia venne a sapere che il suo seduttore era in realtà sposato e aveva tre figli; si recò, armata di pistola al circolo degli ufficiali anglo-americani l'11 ottobre del 1945 e lo ammazzò. Fu questo uno dei fatti di cronaca più clamorosi dell'immediato dopoguerra, e ovviamente la povera Cirillo sollevò la simpatia delle italiane del tempo, ma anche degli italiani. Ci furono in quel periodo fatti altrettanto clamorosi che riguardavano donne: una signora che faceva il sapone coi cadaveri delle amiche che circuiva e ammazzava, un'altra che a Milano uccise crudelmente i figli della rivale... Dopo la guerra, a morte e violenza si continuava a pensare, e la commedia più rappresentata in Europa e Usa in quegli anni fu Arsenico e vecchi merletti, storia di candide vecchiette pluriassassine, mentre poco tempo dopo Chaplin abbandonò Charlot per diventare Monsieur Verdoux... Il caso di Lidia Cirillo era diverso, era quello di una normale ragazza sedotta da un soldato di un esercito che era, bene o male, di occupazione. L'Italia se ne commosse e un grande avvocato riuscì a farle dare solo tre anni, in parte condonati. Un “delitto d'onore” ben più comprensibile di quelli “al maschile” (la legge che giustificava il delitto d'onore fu abolita solo negli anni sessanta, e dopo il film di Germi sul “divorzio all'italiana” e il romanzo di Arpino che si intitolava Delitto d'onore). La storia di Lidia Cirillo fu raccontata in film da un regista tra i migliori a narrare di donne nel dopoguerra, Vittorio Cottafavi (Traviata ‘53, Una donna libera...), poco amato allora da una stupida critica comunista per aver fatto un film ispirato a Salvo D'Acquisto, La fiamma che non si spegne (1949). In Una donna ha ucciso (1952) Cottafavi ebbe l'idea di far narrare in treno alla vera Cirillo la sua vicenda a una ragazza (Lianella Carell, quella di Ladri di biciclette) che vuole ammazzare il suo seduttore, perché capisca che uccidere è sempre sbagliato e nel film sarà la ragazza-Carell, a interpretare “brechtianamente” la storia di Lidia Cirillo.
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