La vignetta ospitata da molti quotidiani fu definita «editoriale disegnato», concentrato in una fulminea battuta. Forse a ragione, forse con un eccesso di generosità. Sia quel che sia, la vignetta può essere un indicatore degli italici umori. Passando in rassegna le vignette degli ultimi due giorni, sembrerebbe confermata la visione del Censis di una società italiana pervasa di amarezza e malinconia, anche se c’è di tutto. Agli estremi opposti possiamo collocare Biani (“Repubblica”, 15/12): un ayatollah si dondola, come un bimbo sadico in altalena, su un cappio grondante sangue: nessun testo; il mondo raffigurato è sbagliato e tutto da rifare. All’altro capo c’è Natangelo (“Fatto”, 15/12, prima pagina) che sceglie la via del sorriso, pur affrontando un tema scabroso, il Qatargate. Babbo Natale, con slitta e renne, trasporta un enorme sacco da cui fuoriescono banconote. Lo sguardo perso e un’esclamazione qui irriferibile, per quanto efficace. Didascalia: «E fu in quel momento che le renne compresero come mai – da mesi – Babbo Natale andava parlando tanto bene del Qatar». Compresero anche da dove arrivassero tutte quelle doppie porzioni di biada. La vignetta può essere una stilettata politica, come su “Libero”(15/12): foto di un trolley rigurgitante banconote e didascalia: «Il bagaglio culturale della sinistra». Domina il Qatargate, com’è inevitabile, ma con toni più lievi in Giannelli (“Corriere”, 16/12). Interno di un carcere, persone sedute attorno a un tavolo, testo: «La provenienza di così tanti soldi. Panzeri interrogato in carcere: “Io non vi capisco; credete nell’Europa e non credete a Babbo Natale”». Alzi la mano chi ricorda un altro punto e virgola in una vignetta: geniale. Punteggiatura protagonista anche con Elle Kappa (“Repubblica”, 16/12) con due qatarioti, uno a scrivere l’altro a dettare, con allusione a Totò e Peppino: «Che, scusate se è poco, virgola, ma settecentomila euro, virgola, vista la morìa dei lavoratori…». Più profonda e amara di quanto potrebbe sembrare, con quel “lavoratori” al posto di “vacche”, come nell’originale di Totò: gli uni come le altre, pari valore. Magari non saranno tutti “editoriali disegnati”, ma neanche semplici disegnini con battuta, per alleggerire il clima. Con un merito: provare a sorridere della nostra stessa malinconia.
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