Le tante vittime delle auto e i Cpr nelle inchieste del bravo Iacona
martedì 8 aprile 2025
Oltre 3 mila morti l’anno, quasi 230 mila feriti di cui 18 mila gravi e circa 4 mila 500 con invalidità permanente: è il bollettino di una guerra, quella quotidiana che si combatte sulle nostre strade, in modo particolare, anche se sembra impossibile, all’interno delle città. Fatto sta che sull’asfalto italiano, in conseguenza di 165 mila scontri nell’arco di un anno, restano senza vita otto persone al giorno, una ogni tre ore, per cui diventa persino immorale continuare a chiamarli incidenti, perché nella maggior parte dei casi non hanno niente di incidentale e sono la prima causa di morte per bambini e giovani dai 5 ai 29 anni. Sulle strade si uccide a causa della velocità, della distrazione, dell’abuso di alcol e di stupefacenti. Con servizi e ospiti in studio Riccardo Iacona, supportato tragicamente dalla cronaca del giorno (i quattro giovanissimi morti nello schianto della loro auto contro un albero), ha dato così il via domenica alle 20,30 ad Aspettando PresaDiretta, l’anteprima del tradizionale programma d’approfondimento giornalistico di Rai 3, in questo caso dedicata alla sicurezza stradale per occuparsi poi, nello spazio vero e proprio di PresaDiretta, dei Centri di permanenza per il rimpatrio, i famigerati Cpr, con un’inchiesta dal titolo «Porte chiuse», indubbiamente interessante e di grande impatto. Ma una volta tanto soffermiamoci su quella prima parte, «La strage sulle strade», che è apparsa tutt’altro che l’attesa del cuore del programma: è stato un momento importante di servizio pubblico, drammaticamente impreziosito dalle testimonianze di coloro che hanno perso un figlio come il giornalista Luca Valdiserri o il vigile del fuoco Alessio Sperduti, che hanno trasformato la loro vita per dedicarsi all’educazione dei giovani visto che il nostro Paese non è ancora entrato «nell’età adulta della guida stradale» e in molti, persino qualche ministro, contestano i saggi provvedimenti delle città che impongono il limite dei trenta chilometri orari, quand’è ampiamente dimostrato che a quella velocità le conseguenze di un impatto sono per gli esseri umani nettamente inferiori, quasi mai mortali, rispetto a quelle di uno scontro a cinquanta chilometri orari. A sostenere le «Città 30», in studio con Iacona, un altro genitore di un figlio ucciso a soli 17 anni da uno scooterista ubriaco e drogato, Stefano Guarnieri, che con la moglie Stefania ha fondato l’«Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus» alla quale si deve essenzialmente l’introduzione in Italia dell’omicidio stradale, diventato legge dello Stato il 25 marzo 2016. Ma il lavoro dell’Associazione a favore della vita continua coinvolgendo le amministrazioni e l’opinione pubblica sul dramma della violenza stradale, nella speranza che la sicurezza diventi una priorità dell’agenda politica sulla spinta anche di programmi come PresaDiretta o delle sue anteprime. © riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: