venerdì 15 marzo 2019
Nel corso di questa rubrica in alcune occasioni mi sono sentito in difficoltà nel raccontare al meglio storie d'impresa a volte così ricche di significato da poter essere difficilmente colte nel loro insieme. Oggi so che sarà ancora più difficile perché le "storie" (e le persone) sono due: entrambe particolari e per di più legate da un bellissimo progetto comune. Claudio Rimoldi e Domenico Pietrantonio sono rispettivamente il titolare e il presidente di queste realtà e lascio a loro il racconto. «La Vito Rimoldi – mi racconta Claudio – nasce a Legnano durante la guerra ma io e mia sorella subentriamo a mio padre già nel 1979. Molti credono che l'imprenditore sia un privilegiato, tanto più se di seconda generazione. A noi invece è toccato lavorare sodo per tanti anni, ben consapevoli dell'eredità morale che nostro padre ci aveva lasciato: il gusto di far bene, uno sguardo che andasse oltre il risultato economico, la capacità di rispondere sempre alla parola data e, chiaramente, la tensione continua all'innovazione per differenziarsi dalla concorrenza. Oggi nel mercato delle guarnizioni in cui operiamo ci sono importanti aziende internazionali ma la coerenza con questi valori e la qualità del lavoro ci hanno sempre ripagati. A distanza di 40 anni l'azienda è cresciuta, si è consolidata e oggi
guardiamo al futuro con serenità e coraggio». So però che a metà degli anni '90 c'è stata una spinta aggiuntiva e lascio a Claudio raccontarla. «È vero, l'incontro con alcune persone e poi con la Cooperativa mi ha dato l'opportunità di trovare delle risposte che cercavo da anni: oggi grazie ad alcune esperienze fatte sono consapevole che l'impresa può andare oltre il raggiungimento del risultato economico, fondamentale chiaramente, perché può e deve generare valore sociale, proprio come testimonia la nostra storia», dice indicando Domenico che sorride e aggiunge. «Agli inizi del 2000 l'azienda di Claudio e noi avevamo alcuni problemi in comune e abbiamo provato a farli diventare un'opportunità. "Solidarietà e Sevizi" oggi dà lavoro a circa 1.500 persone in settori diversi ma allora avevamo la necessità di creare un'opportunità di lavoro per un gruppo di giovani disabili psichici presenti nelle nostre comunità. Così abbiamo accettato la sfida di creare per Rimoldi un'unità produttiva che avrebbe dovuto raggiungere gli standard di qualità di ogni altro loro reparto. Il sogno era quello di far partecipare i nostri ragazzi ad un progetto lavorativo vero e uscire dalle solite logiche assistenziali». «La sfida è stata proprio questa – mi dice Claudio – mantenere quella qualità che ci ha sempre contraddistinto ma riuscire a farlo con persone diversamente abili. Agli inizi non è stato semplice ma grazie ad un lavoro di miglioramento continuo e a delle partnership con l'Università abbiamo costruito delle macchine apposite, rivisto alcuni processi, lavorato sulla formazione. i "nostri ragazzi" sono stati bravissimi e in poco tempo abbiamo raggiunto standard elevatissimi
che oggi permettono alla Cooperativa di ottenere dei premi di fine anno legati alla qualità e alla quantità della produzione». So che entrambi avrebbero tanti aneddoti da raccontare, tante emozioni da trasmettere ma una in particolare voglio che sia Domenico a raccontarcela. «Grazie ai risultati raggiunti abbiamo deciso di fare un investimento comune e oggi le due "aziende" lavorano nello stesso stabilimento ed è bellissimo toccare con mano come proprio questa collaborazione tra persone normodotate e svantaggiate abbia portato valore a tutti. Si è creata una "comunità" vera e propria: c'è gratitudine, aiuto reciproco e convivere fianco a fianco in una situazione che ha dei limiti oggettivi aiuta tutti a comprendere e ad accettare i propri e a superarli. L'esperienza di questi anni ci dice che quando esiste uno sguardo benevolo sulla persona anche il dialogo diventa più semplice, si trovano punti d'incontro positivi, si costruiscono alleanze e proprio queste dimensioni oggi fanno la differenza». In futuro mi piacerebbe raccontare storie che il lettore possa anche vedere perché certe emozioni positive stanno nelle parole ma soprattutto nello sguardo e nella voce di chi incontri. E so bene quale sguardo e quale voce oggi ho incontrato.
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