
È dall’inizio della Quaresima che “Aleteia”, il grande sito di informazione e formazione cattolica diffuso in sei edizioni linguistiche, pubblica quotidianamente o quasi il ritratto di un catecumeno: un uomo o una donna adulti che verranno battezzati la notte di Pasqua del 2025. Per la maggior parte queste storie provengono dalla Francia (dove ha sede la direzione generale della testata) ed escono per prime sull’edizione francofona. Non c’è da stupirsi: tra i Paesi di antica cristianizzazione, la Francia è certamente quello nel quale il fenomeno è più vivo, come ha ricordato Andrea Galli in un recente articolo qui su “Avvenire” (bit.ly/426ylnu). Si intuisce che c’è un preciso investimento della testata online in questa singolare inchiesta: vi hanno lavorato vari redattori, ogni articolo è introdotto dalla stessa frase di contesto, si può trovare una pagina che fa da indice (bit.ly/4lsThg8) ed è stato anche prodotto un video (bit.ly/4cw4vMQ), breve ma piuttosto coinvolgente, nel quale si alternano le immagini di battesimi di adulti celebrati negli anni passati e le foto di alcuni dei protagonisti della serie di articoli. Al momento in cui scrivo sono 33 i ritratti pubblicati, per oltre la metà (17) di catecumene e per il resto (16) di catecumeni. Oltre ai 24 francesi si contano 5 spagnoli e 4 messicani. Quanto all’età, il campione è piuttosto vario: prevalgono, di poco, i ventenni (10), poi ci sono i trentenni e quarantenni (7), infine i due estremi dei cinquantenni (5) e degli adolescenti (4).
Lunghi pellegrinaggi spirituali
Questi catecumeni costituiscono un “campione” giornalistico, non statisticamente probante; e tuttavia è interessante addentrarsi in tutte e ciascuna di queste storie e ricercarvi qualche tratto comune. Le famiglie di provenienza – è ovvio – non sono cristiane: talvolta agnostiche o dichiaratamente atee, talaltra musulmane – quando si tratta di nuclei passati dall’immigrazione. In svariati casi l’avvicinamento al cattolicesimo è avvenuto dopo lunghi pellegrinaggi spirituali attraverso altre fedi, altri credi, altre religioni. Spesso la richiesta del Battesimo avviene in connessione con un matrimonio, da celebrare o anche già celebrato: vuol dire che nella coppia uno dei due ha attratto nella sua fede cattolica l’altro. Ci sono anche casi nei quali poco dopo il battesimo di una mamma, o di un papà, si celebra quello di un figlio nato da poco. Nella decisione di intraprendere il catecumenato giocano, quasi sempre, un ruolo decisivo certi incontri: può essere un parente, un amico o anche un semplice conoscente o una persona avvicinata per caso. Qualche catecumeno manifesta il proprio pudore, o persino vergogna, nell’avvicinarsi a futuri fratelli e sorelle nella fede il cui percorso nella Chiesa è stato, ai suoi occhi, più “normale”, ovvero la cui iniziazione cristiana si è compiuta nella fanciullezza e nell’adolescenza. Ma, per fortuna, tanti testimoniano di aver incontrato preti lungimiranti e comunità parrocchiali accoglienti, liete, calde, capaci di non far sentire a disagio i nuovi arrivati.
Un «primo annuncio»
Ho passato al setaccio queste 33 storie di avvicinamento al cristianesimo anche con la curiosità di sapere se in qualcuna di esse avesse giocato un ruolo, grande o piccolo, l’ambiente digitale, ma nell’insieme la risposta che ho trovato è negativa: le tracce di “digitale” che ho rilevato sono trascurabili. Lena, 24 anni, afferma di aver cercato risposta su Internet alle sue domande di senso, ma di avervi trovato «tutto e il suo contrario»; poi dice di aver scaricato da un apposito sito francese dei sussidi liturgici quando ha cominciato ad andare a messa. Karla, 30 anni, racconta che, per saperne di più su Gesù, ha guardato la popolare serie tv “The Chosen”, che viaggia sulle piattaforme di streaming. Poi ci sono Benoît, 32 anni, che ha dovuto iniziare il catecumenato “a distanza” e ha utilizzato un gruppo WhatsApp «con consigli di lettura e domande condivise»; Guillermo, 40 anni, che prega con la fidanzata cattolica lontana in videochiamata; Julia, 21 anni, che ha scelto Carlo Acutis tra i suoi santi protettori. È una cattiva notizia per i tanti e volonterosi “missionari digitali” che si stanno segnalando un po’ in tutto il mondo, e in particolare in Francia? Non direi: piuttosto può essere una conferma, indiretta, di quanto afferma (bit.ly/3EbEBkH) uno dei più popolari tra di essi, il messicano Heriberto García Arias: quella attraverso i social non è una vera e propria evangelizzazione, se mai una preparazione, un «primo annuncio».
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