Il titolo è Le sante dei miracoli e sulla copertina azzurra è scontornata una sant'Elena di Cima da Conegliano (1495). Tutto farebbe pensare a una raccolta agiografica, invece il nuovo libro di Dario Fertilio (La fontana di Siloe, pagine 158, euro 14) non rientra nella pur rispettabile letteratura devozionale, è letteratura tout court. Sono venticinque racconti brevi, ambientati ai giorni nostri, nei quali (racconti) il nodo evenemenziale si scioglie con l'intervento inopinato di una santa. Inopinato per il lettore, ma ben calibrato dai personaggi.
La quattordicenne Agnese, per esempio, in chat notturna con uno Straniero è lì lì per accettare un appuntamento, quando lo Straniero, per toglierle gli scrupoli, le lancia: «Non fare la sant'Agnese, adesso». La ragazza si incuriosisce e, navigando in rete, si informa sulla vita e sul crudele martirio della santa di cui porta il nome. Quando torna in chat, lo Straniero non c'è più. Oppure c'è il motociclista che, dopo varie reticenze, ammette alla cameriera che lo serve al ristorante nell'Isola di Man, di essere un ex campione che sulla Gooseneck ha avuto uno spaventoso incidente, e ritiene di essersi salvato per intercessione di sant'Orora, una santa del IX secolo della quale non si sa quasi nulla: ne aveva acquistato una statuetta a Douglas quasi per scaramanzia, ma da allora, il 20 ottobre, ogni anno ritorna sul luogo per la festa della santa.
A riassumere così, in poche righe, la banalizzazione è vittoriosamente in agguato, ma la sapienza letteraria di Fertilio è davvero affascinante. In pochi tratti, i personaggi sono psicologicamente scolpiti, non li si può dimenticare; la struttura dei racconti è costruita con maestria sino all'inatteso scioglimento finale: non è la soluzione di un giallo, è un faccia a faccia con il miracolo che viene a imporsi con la sua perentoria naturalezza. A volte, le storie sono drammatiche. Come quella dei due fidanzati che stanno per suicidarsi nel lago di Bolsena e ne vengono distolti da santa Cristina da Bolsena, che venne gettata nel lago con una mola al collo, ma la mola galleggiò. O quella di Laura, una cilena con un marito violento e quattro figlioletti disperanti, che medita di abortire il quinto in arrivo, e invece recede quando il piccolo Agustin scopre un ritaglio di giornale che lei stessa, chissà perché, aveva sottolineato e conservato, con la storia di santa Laura di Cordova, martirizzata in un bagno di pece bollente: «In quel momento le parve che la Laura ventura, quella che portava in grembo, si stesse rivolgendo a lei, come un persona viva. Allora le disse di non temere nulla, proprio nulla. E giurò a sé stessa che ci sarebbe stata lei, a proteggerla, ancora, e sino alla fine». Si tratta, dunque, di letteratura che non esclude l'irruzione del soprannaturale nella quotidianità, anzi, la constata. Del resto, qualcuno ha detto che il “caso” è la Provvidenza quando agisce in incognito. E Fertilio, dal canto suo, osserva che se talvolta ci dimentichiamo dei santi, i santi non si dimenticano di noi. L'aver scelto, nel libro, venticinque sante, alcune molto note, altre quasi sconosciute, altre ancora solo leggendarie, è anche un omaggio all'energia salvifica della femminilità. Le note finali forniscono sintetici ragguagli biografici su ventitré delle venticinque sante: sono escluse Annette e Srey, che non si basano su dati storici, come il personaggio di Virginia Godoy che, con l'aiuto della Virgen del Carmen, riesce a far danzare la piccola Tatiana, semiparalitica.
Dario Fertilio è stato a lungo giornalista delle pagine culturali del “Corriere della Sera”, ha scritto romanzi, saggi e opere teatrali. Con il dissidente russo Vladimir Bukovskij ha ideato il “Memento Gulag”, la giornata della memoria per le vittime del totalitarismo. Collabora anche all'“Osservatore romano”. Personalmente, ho sempre apprezzato Le notizie del diavolo (1994), la mappa che Fertilio ha tracciato nei labirinti della disinformazione. Un testo che andrebbe reso d'obbligo nelle scuole di giornalismo.
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