Tra i miracoli di cui sono capaci gli abitanti della Rete, devo ascrivere d’ora in poi anche quello di aver legato le 8B, le beatitudini evangeliche del Vangelo secondo Matteo che abbiamo letto nella solennità di Tutti i Santi, alle famose 5W, le domande che dovrebbero ispirare, tanto sui new quanto sugli “old media”, la buona confezione di una notizia. L’impresa si deve a Luca Rubin: piemontese, 49 anni, maestro elementare, impegnato in parrocchia, dice di sé nell’home page del suo blog: «Qui trovi me, i miei pensieri, ciò in cui credo, ciò che cerco di fare. Sei il benvenuto, sei la benvenuta. Buona passeggiata, ti auguro di trovare quello che cerchi, e se non cerchi niente di avere belle sorprese». Ha pubblicato due libri di poesie che somigliano tanto a delle preghiere (o viceversa) e diffonde i contenuti del blog sui principali social network, ma senza mai apparire divorato dall’ansia di conquistare click e like. Per cui lo classificherei tra i «seminatori digitali», secondo la felice qualifica inventata da Gigio Rancilio. Eccolo dunque, nel settimanale commento dedicato alle letture festive ( bit.ly/3mPjRRu ), dirci il chi, che cosa, quando, dove e perché delle beatitudini. Spiegazioni molto incarnate: «il beato siamo noi, sei tu»; «la Parola di Dio è la possibilità di vivere oggi la realtà e la vita stessa di Dio»; «è quando fai fatica, quando non capisci il senso, quando tutto ti si rivolta contro», come adesso in mezzo alla pandemia; «è il luogo del dolore, della fatica, della tua vita che non accetti»; «perché anche in mezzo alle difficoltà, Dio rimane il Padre presente e operante, colui che è al mio fianco di giorno e di notte, tutti i giorni della mia vita». Mi pare che nell’ultima poesia pubblicata, il 24 settembre scorso, Luca Rubin avesse detto qualcosa di simile: « Troverai una candela accesa / per stemperare il freddo / per addolcire l’attesa. / Non la spegnere: / quando giungerà la notte / ci dirà presenza / l’uno dell’altro / e sarà giorno».
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