Una rapida ricognizione su Facebook, condotta lanciando l’hashtag #omelie, mi conferma i parecchi consensi riscossi da una recente affermazione di papa Francesco. L’ha pronunciata il 20 gennaio rivolgendosi ai partecipanti al corso “Vivere in pienezza l’azione liturgica”, organizzato dal Pontificio Istituto Sant’Anselmo, e suona così: «Per favore, le omelie: sono un disastro… sì, una buona lezione di filosofia, 40, 45 minuti… Otto, dieci: non di più… l’omelia non è una conferenza, è un sacramentale… Per favore, le omelie, che sono un disastro, in genere». Il contesto era più ampiamente quello di quanto e come vescovi e presbiteri debbano aver cura della liturgia; su “Avvenire” Francesco Ognibene ( bit.ly/3ZMpmER ) ha già dedicato a tale «lezione del Papa» un ampio commento, teso a sottolineare come essa interpelli seriamente, insieme ai chierici, anche il popolo di Dio rispetto alla disposizione con la quale partecipiamo alla messa. Tuttavia colpisce che, ripetendo uno dei suoi moniti più frequenti dall’inizio del pontificato (nella Evangelii gaudium vi dedica un’intera sezione del capitolo III), Francesco continui a ottenere tanto ascolto. Anche – o forse a maggior ragione – presso porzioni dell’infosfera ecclesiale particolarmente attrezzate: cristiani che, in base all’ambiente digitale che frequentano, definirei “della linfa”, riprendendo una celebre espressione del cardinal Martini. Mi riferisco al sito-aggregatore di testi di teologia e spiritualità “Alzo gli occhi verso il cielo”: sulla sua pagina Facebook il post in cui sono state riprese, a poche ore da quando sono state pronunciate, le parole di papa Francesco sulle omelie-disastro ha già ottenuto 5mila reazioni ( bit.ly/3ZK2OV0 ). Siamo molto oltre i dati abituali di una pagina che ha comunque una sua popolarità, rilanciando spesso testi di autori di ispirazione cristiana che vanno per la maggiore (Bianchi, Epicoco, D’Avenia…). Del resto “Alzo gli occhi verso il cielo” ( bit.ly/3r4FH55 ) pubblica settimanalmente più di una trentina di link ad accurati commenti al Vangelo domenicale. Essi non sono propriamente delle omelie, ma certo offrono al celebrante (e al fedele) utili spunti per prepararsi nel modo migliore ad accogliere e a “spezzare” la parola di Dio che verrà proclamata a Messa.
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