«Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie», diceva Hegel, e se anche non l'avesse detto lui, sarebbe vero lo stesso. Noi, infatti, vediamo e tocchiamo soltanto la superficie delle cose e delle persone: il corpo è la superficie dell'anima, il vestito è la superficie del corpo, la parola è la superficie del pensiero. Se la profondità non affiora in superficie, vuol dire che non c'è.
La sciarpa a pois, che Carlo Rossella ha scritto con Fabiana Giacomotti (Cairo Editore, pagine 208, euro 13) si presenta superficialmente come un manuale di bon ton, ma ha una sua profondità: non hegeliana, per fortuna, bensì di solido e collaudato buon senso. Del resto, Rossella si diverte a sfoggiare frivolezza: qualche tempo fa la sua sciarpa di cashmire bianca a pois azzurri ha fatto molto discutere e, per tutta risposta, lui l'ha messa nel titolo del nuovo libro a cui ha collaborato l'insegnante di Scienza della moda e del costume nell'Università La Sapienza di Roma.
Se Rossella, attuale presidente di Medusa Film, fosse soltanto frivolo, non si spiegherebbe come abbia potuto dirigere «Stampa sera», «La Stampa», «Panorama», il «Tg1», il «Tg5». La riprova è nella compatta struttura del libro, sempre divertente, ma sapientemente articolato in sette capitoli, inframmezzati di citazioni, di aneddoti e di dialoghi in backstage con la coautrice, spesso di sapore autobiografico.
E non ci sono soltanto consigli, a uomini e donne, sul modo di vestirsi, peraltro improntati all'eleganza della sobrietà («La moda costa. Lo stile no. Se non è naturale, però, richiede maggiore impegno»): ci sono anche utilissimi suggerimenti sui rapporti di lavoro, sul modo di parlare, sui viaggi. Per esempio, a proposito del darsi del tu o del lei: «Fra giornalisti e liberi professionisti, avvocati o notai, il tu è quasi di rigore, ma non presuppone né deve favorire alcuna intimità (anche il più giovane redattore del "Corriere della Sera" dà del tu a Ferruccio De Bortoli, ma il "ciao direttore" non contempla le vacanze insieme; giusto un caffè alla macchinetta, ma solo se capita di incrociarsi)».
Eccellente la voce «Elevator pitch (o speech) " Relazione-da-ascensore», cioè avere sempre pronta una brevissima proposta (100-150 parole) da porgere alla persona giusta (magari l'amministratore delegato) durante un casuale tragitto condiviso in ascensore.
Niente autocritiche in pubblico, raccomanda Rossella, «neanche se si è un ex Br»: «Si tengono le proprie lacerazioni interiori per sé. Il sacco, e tutto quanto c'è da vuotare di una vita vissuta intensamente, si vuota alla vecchia maniera: col padre confessore».
L'autocontrollo include le lacrime: «Le signore piangono pubblicamente solo al cinema e al matrimonio dei figli».
A proposito del web: «Non si chatta dall'ufficio: anche senza Brunetta, anche senza i rimbrotti del capo, si rischia di mostrare ai colleghi che non si gode di una vita reale».
Quanto a sobrietà, Rossella valorizza perfino il pranzo portato da casa, la milanesissima «schiscetta»: «Con un'insalata di pasta fredda preparata la sera o la mattina appena alzati e una banana (ci sono contenitori termici bellissimi, fra l'altro) si arriva a fine giornata senza troppa fatica e certi della qualità di quanto si è mangiato, a partire dall'olio».
Un punto di dissenso riguarda il risvolto dei pantaloni. D'accordo sulla misura da 4,7 a 5 centimetri di altezza, ma solo sui pantaloni sportivi (basta ricordare come è nato il risvolto, e citare l'autorità di Giorgio Mendicini), mentre Rossella scrive il contrario: «Senza, sui pantaloni sportivi e da sera. Con, su tutto il resto».
Alcune pur simpatiche disinvolture in materia di sesso non intaccano la validità del manuale, e richiedono l'applicazione di una regola che nella mia famiglia è stata codificata dalla bisnonna paterna, dama di compagnia della Duchessa di Parma: in certi casi, non vedere, non sentire. Nello specifico, basta dimenticare pochi paragrafi.
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