Dal 19 novembre scorso la vicenda pubblica di don Alessandro Minutella ha conosciuto una nuova tappa. Nel corso dell'appuntamento feriale mattutino “Santi e caffè”, in diretta sul canale YouTube ( bit.ly/30Ou8YP ) e sulla pagina Facebook “Radio Domina Nostra”, l'ex parroco siciliano, già
scomunicato “latae sententiae” per eresia e scisma, ha annunciato di aver ricevuto dalla Congregazione per la dottrina della fede, tramite l'arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice, la condanna della dimissione dallo stato clericale. Fino a oggi tale video ha potuto contare, complessivamente, su 90mila visualizzazioni: un picco assai alto rispetto alle medie della stessa rubrica sui due canali. Non sono state invece più violente del consueto le espressioni che nel corso della diretta Minutella ha rivolto all'indirizzo di papa Francesco (e di monsignor Lorefice). Di esse mi astengo dal dare conto: basti dire che egli attinge a un campionario di accuse e falsità a proposito del pontificato bergogliano presenti qua e là nell'infosfera, facendole proprie e assumendosene la primogenitura. Conferma in tal modo una personalizzazione del suo rapporto con le gerarchie della Chiesa che non ha riscontro nella realtà. Vale la pena però ricapitolare i rapidi tempi dell'intera storia. Nel 2016 nascono i due canali “Radio Domina Nostra”. Nel 2017 Minutella viene rimosso dall'ufficio di parroco e sospeso a divinis. Nel 2018 viene scomunicato. E ora, nel 2021, viene dimesso dallo stato clericale, presumo in base al can. 1364 § 2 del Codice di diritto canonico, che prevede tale pena in caso di «prolungata contumacia o gravità dello scandalo» dell'eresia e dello scisma. Cinque anni appena. Come già si poteva osservare al tempo della scomunica, è difficile non vedere nella Rete il fattore che ha causato questa accelerazione. Per la maggiore risonanza che i canali digitali hanno conferito alle esternazioni di Minutella, ma anche per l'illusione di “infallibilità” che tale risonanza deve avergli dato.
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