Ogni anno che inizia (e col 2023 siamo ancora agli esordi) ci pone a confronto col tempo passato, che è come un disegno appeso fieramente sul muro di una classe: sempre diverso, dentro e fuori, a volte è tratteggiato sul foglio A4, altre volte su un pezzettino di foglio mezzo strappato, altre ancora ripreso dal cestino, pieno di pieghe. Il disegno dell’anno archiviato è il riassunto condensato di un pezzetto di strada percorsa. Con gente che va e che viene, persone che entrano o escono dalla tua vita, a volte con dolore, altre come fosse una liberazione. Un andare e venire continuo. Luoghi nuovi o posti vissuti da sempre, persone conosciute alla fermata dell’autobus il giorno prima o amici d’infanzia. Esperienze nuove ed altre che si ripetono.
Il disegno di un bimbo e i numeri. Cos’hanno in comune? I numeri sembrano confinare le emozioni di un racconto, più che uno strumento utile a raccontare bene qualcosa. Prendo il mio anno trascorso e penso alle prime cose successe che mi vengono in mente: una foratura, dodici aerei presi, cinque libri letti (sì, ho letto poco); sette nuove città italiane conosciute, un audiolibro pubblicato, un viaggio intercontinentale. Basta a riassumere un tratto di vita? Dove sono le decine di ore di chiacchiere, confidenze, i tanti abbracci, il centinaio di persone conosciute? Gli innumerevoli passi fatti e i molti tramonti visti? Si viene e si va per andare dove si deve andare. Ma dove si deve andare? Non so voi, ma quando arrivo a queste riflessioni mi chiedo dove sono andato e dove devo andare nell’anno appena iniziato. E dove voglio andare. Le emozioni non sono nate per essere confinate nei numeri, figurarsi se possono essere imprigionate in un calendario attaccato al muro. Le emozioni colorano il disegno di un anno che rimane nel nostro cuore, comunque sia andato. Cantiamoci sopra, sempre: «L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando. È questa la novità». Grazie Lucio.
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