martedì 29 marzo 2022
La guerra infuria e i profughi sciamano disperati, il Covid avanza e arretra, le bollette avanzano senza arretrare. Ma nulla riesce a scalzare dal cuore di molti umani del XXI secolo certe passionacce che assomigliano più a riflessi condizionati, alla stregua dei cani di Pavlov o dei topi di Skimmer. Così Omega-Swatch mette sul mercato un nuovo modello esclusivo di orologi – gli undici Moonwatch, ispirati ai pianeti del Sistema Solare – e fuori dei negozi autorizzati si formano code fin dalla sera precedente, tutti in attesa per una notte intera. La “Repubblica” (27/3) – titolo: «Code, risse e aste web. La febbre da Swatch come quarant'anni fa» – affida una pagina intera a Paolo Di Paolo che cita i commenti sui social, «più da apocalittici che da integrati (...), un accesso (o è un eccesso? ndr) di frenesia, come si dice?, consumista (dalle scarpe da ginnastica Lidl al più aggiornato accessorio tecnologico) fa sgranare gli occhi ai sobri e ai bacchettoni».
Insomma, o ti inchini agli idoli del Mercato, o sei un “bacchettone”. Bisognerebbe, ammonisce Di Paolo, saper guardare con ironia a questi «curiosi impulsi (...), e però anche con tenerezza, perché i desideri degli umani, o per meglio dire le loro, le nostre voglie, sono così: materiali, impulsive, per niente lucide». Evviva i desideri. Anche, par di capire, quando sfumano in patologia. Una pagina pure sulla “Stampa” (27/3) – titolo: «La febbre dell'orologio» – dove Maria Corbi, come Di Paolo, osserva che si sono ripetute scene anni Ottanta ma, al contrario del collega, non bacchetta i bacchettoni. Si limita ad annotare: «Una operazione di marketing decisamente ben riuscita». Il premio della veglia? «Possedere un oggetto del desiderio oppure rivenderlo a quattro volte il costo dell'acquisto». Il “Corriere” (27/3) decide che il fatto merita mezzo colonnino, senza analisi e predicozzi. Forse Claude Lévy-Strauss vedrebbe nel Moonwatch un “oggetto totemico”, quel bacchettone d'un antropologo.
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