Si può intravedere nella cultura cristiana prodotta dagli Stati Uniti «come una caparra della società riconciliata con la propria storia»? Lo crede Giovanni Marcotullio, che offre un contributo non schierato al dibattito, vivo anche nella blogosfera ecclesiale, sul movimento Black Lives Matter, la distruzione delle statue e più in generale le «cicatrici spirituali e storiche» che attraversano la nazione nordamericana. Il suo post, su "Aleteia" ( bit.ly/2C8x31O ), è ampio e argomentato – come è nel suo stile –, ma fa perno su un video che parlerebbe anche da solo. Ne sono protagonisti Wintley Phipps, pastore avventista, cantante e musicista, e la celeberrima "Amazing Grace", che statua non è ma certo ha una forza simbolica mille volte più grande, come ultimamente ci ha ricordato l'esecuzione che ne ha fatto Andrea Bocelli il 12 aprile scorso nella solitudine di piazza del Duomo a Milano. Intervenendo nel 2012 al "Gaither Homecoming" (grande manifestazione annuale di musica cristiana) Phipps spiegò a un pubblico incantato dal suo «sermone» che «tutti i negro spiritual si suonano con i tasti neri del pianoforte», tanto che la scala pentatonica è detta anche «la scala degli schiavi». Così, se il testo del più famoso degli spiritual su quella scala, "Amazing Grace", è stato scritto da un bianco, pastore ma ex negriero, John Newton, «è a dir poco probabile che egli abbia sentito e memorizzato quella melodia lungo le rotte per le quali traduceva i neri dall'Africa occidentale agli Stati Uniti». In una «memorabile interpretazione in vocalizzo» Phipps riproduce «quel che l'inglese negriero e imperialista potè sentire sulla nave». Convincendo chiunque l'ascolti che davvero c'è una «meravigliosa grazia» che, come testimoniano i pastori Newton e Phipps, «tutti noi riceviamo quando ci ritroviamo in quelle parole e in quella musica», perché Cristo «ha chiamato noi carnefici – disgraziati graziati – a riconciliarci con le nostre vittime in un vincolo di sublime fraternità».
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