La mia vita è diventata un dialogo ininterrotto con te, mio Dio, un unico grande dialogo. A volte quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti verso il tuo cielo, il mio volto si inonda di lacrime, lacrime che sgorgano da una profonda emozione, e gratitudine. Anche di sera, quando, coricata sul mio letto, mi raccolgo in te, mio Dio, lacrime di gratitudine mi inondano il volto: e questa è la mia preghiera.
Secondo un rapporto della Croce Rossa, tra le vittime delle camere a gas di Auschwitz del 30 novembre 1943 c'era una giovane donna di 29 anni, Etty Hillesum, un'ebrea olandese di straordinaria intelligenza, approdata a un'esperienza mistica attestata dai suoi Diari e dalle sue Lettere, pubblicate in italiano da Adelphi. È da quelle pagine che ho estratto questo brano riservandolo a oggi, giorno festivo in cui è più facile ritagliare spazio e tempo per dialogare con se stessi e con Dio. Sì, perché per Etty (cioè Ester) l'itinerario all'interno dell'Io si era trasformato in epifania di Dio.
E quando hai Dio accanto, si scatena dentro di te un'emozione che ti fa piangere di gioia e di gratitudine ed è questa la preghiera più pura. Scriveva ancora la Hillesum: «Ieri sera, prima di andare a letto, mi sono trovata improvvisamente in ginocchio nel mezzo di questa grande stanza, tra le sedie di acciaio sulla stuoia chiara. Un gesto spontaneo: spinta a terra da qualcosa che era più forte di me». È questa l'irruzione della grazia che trasfigura te stesso e il mondo: «La mia vita è un ininterrotto ascoltare, dentro me stessa e gli altri, Dio. In realtà è Dio che ascolta dentro di me».
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