Ugualmente Matteo e Luca conoscono la capacità di Gesù di parlare del Padre usando l'alfabeto vegetale. Il primo evangelista narra la parabola della zizzania (Mt 1324-30.36-43). Anch'essa è raccontata per parlare del Regno di Dio. Il suo impegno a contrastare il male non è scevro da ostacoli. Il campo conosce l'interferenza della graminacea infestante diffusa da un nemico accanto al suo seme di alta qualità. Tuttavia bisogna attendere con fiducia il tempo della messe, segno del momento escatologico. Solo allora l'occhio esperto di Dio saprà distinguere zizzania e grano e dare a ciascuno la sua destinazione. Tra il materiale tipico del terzo evangelista si trova la parabola del fico improduttivo (Lc13,6-9). Essa fa come da contrappeso ai due terribili fatti di cronaca narrati appena prima (13,1-5) che sono serviti a Gesù per indicare l'urgenza della conversione. Il fico si è già goduto il terreno, senza contraccambiare con frutti, per ben tre anni. Tempo scaduto! Ma il fattore intercede, s'impegna a zappare e portare letame. Se dopo un anno di cure il fico sarà ancora sterile solo allora sarà tagliato. La pazienza di Dio è scritta nelle cose create. L'occhio del Figlio la riconosce e a partire da esse educa i discepoli ad essere figli.
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