«Lurie, se la Torah non entra nel tuo mondo di studi per ritornarne fortificata, allora siamo tutti degli sciocchi e dei ciarlatani. Io ho fede nella Torah. Non temo la verità». Così un personaggio di In principio (Garzanti), romanzo dello scrittore ebreo americano Chaim Potok, parla con il suo allievo che si sta confrontando con la cultura non ebraica. E che inizia a far sorgere i primi dubbi di fede nel ragazzo. Attraverso questo scontro, Potok svela un principio che ogni credente dovrebbe tener presente: che la fede non può aver timore della ragione. Tanto meno il cristiano, che segue Uno che ha dichiarato: «Io sono la via, la verità e la vita». E non può essere menzognero, altrimenti l'intera sua predicazione crolla su sé stessa. Forse proprio in senso paradossale Fëdor Dostoevskij arrivava a mettere in contrasto la persona e il messaggio di Gesù con la verità stessa: «Se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse vero che la verità non è in Cristo, io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità». Il cristiano sa che non può esistere una verità fuori da Cristo, anzi Cristo è la via per giungere alla verità. Pierre Claverie, il vescovo d'Algeria martire, diceva: «La verità non la si possiede, Dio non lo si possiede. E io ho bisogno della verità degli altri».
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