«Non è un incidente se Il Manifesto, che ancora si definisce "quotidiano comunista", ha elegantemente glissato sul ventesimo anniversario del 1989, non per distrazione». Così Rossana Rossanda, personalità cult del comunismo nostrano, apre un editoriale sulla prima pagina del Manifesto (giovedì 12). Soltanto due giorni prima il medesimo giornale aveva dedicato tutta la prima pagina («È qui la festa?») e, interamente, anche le pagine 2, 3, 10, 12 e 13 alle celebrazioni berlinesi del crollo del Muro e a una interpretazione di comodo di quello stesso crollo. Distrazione o negazione della realtà secondo la migliore etica politica comunista? Per la doverosa carità dovuta ai perdenti opto per la distrazione, anche se la Rossanda resta cocciutamente della medesima idea. »Infatti, dà la colpa «di questo esito» a Stalin e rivendica per sé & C una tardiva verginità: «Noi eravamo stati i primi a denunciare nella sinistra che con quella "utopia" ambiziosa avevano chiuso da un pezzo i "socialismi reali"». «Il vero muro», afferma poi il "fondo" è «la straordinaria accoglienza ai rifugiati di Scilla, Riace e Badolato». Uno dei soliti, tanti casi di benaltrismo ("C'è ben altro..."). Analogo l'editoriale del segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, su Liberazione (domenica 8): «Nella incapacità di coniugare libertà e giustizia sta, al fondo, il fallimento del tentativo novecentesco di transizione al socialismo». Non ci sono riusciti personaggi come Lenin, Stalin, Kruscev; ci riusciranno Rossanda e Ferrero?
COMPLICITÀ
Nel giorno del ventennale del crollo (lunedì 9)L'Unità, fa, invece, un «viaggio virtuale tra sogni e nostalgie» sulla Cortina di ferro, anch'essa discioltasi insieme con il Muro, e la vede oggi come «una cicatrice di 7000 chilometri» (come la Muraglia Cinese): dal Mare di Barents al Mar Nero. Tre giorni dopo (giovedì 12) la stessaUnità celebra anche il ventennale della Bolognina, «l'ultimo strappo» di Occhetto (1989, primo cambio di nome del Pci) dopo quello di Berlinguer (1981: «La capacità propulsiva [del comunismo] è venuta esaurendosi. Quella fase ora si chiude»). Qualche giorno prima (domenica 8) La Stampa aveva ricordato un episodio narrato da Enzo Bettiza nel suo libro "1989": una delegazione dell'Europarlamento visitò, a Mosca, il Soviet Supremo. C'era anche Giancarlo Pajetta che, «pallidissimo», chiese di parlare: «Io ho dedicato tutta la mia esistenza a sfogliare le pagine bianche della vostra storia, come un cieco che le riteneva immacolate, però oggi vedo che erano insanguinate. Dovevate aspettare tanto tempo per aprirci gli occhi?» Povero Pajetta: ciò che dicevano quelle «pagine bianche» era noto a tutti, ma lui e compagni non vedevano o tenevano chiusi gli occhi. Ora che il Pci si è sciolto nel Pd e nei molti partitini della sinistra, l'Unità parla di quelle «pagine» con disinvoltura: come se, a livello di formazione e di informazione, non ne fosse stata coautrice.
SCANDALO, PERCHE'?
Scoop scandalizzato (giovedì 12) e successiva inchiesta della Stampa (venerdì13) sugli «spacciatori d'aborto nel métro», a Milano. Vendono, a pochi Euro, una pillola gastroprotettiva che provoca contrazioni dell'utero e conseguente aborto casalingo. Perché tanto scandalo? Che differenza c'è con le legalissime pillola del giorno dopo in farmacia e RU 486 in ospedale e a casa?
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