Molti avranno notato che il coronavirus ha qualcosa in comune con il Rosario della Vergine Maria, ossia la parola “corona”. Non importa che per alcuni la Corona del Rosario sia uno strumento superato, démodé. Per quanto mi riguarda, invece, potrebbero strapparmi il Breviario, ma non questa preghiera che lega Oriente e Occidente, perché va al fondo della questione della preghiera: o si prega sempre o non si prega mai.
Il Rosario, anche nella forma codificata che conosciamo, è uno strumento magnifico per integrare nel proprio corpo e nella propria mente il pensiero di Dio, del Cristo, della sua amabile Madre. Si sgranano i grani della Corona, si medita un mistero e si introietta una modalità di ripetere il ricordo di Dio. Quanto di più bello vi è nel Rosario è l’idea della ripetizione continua, proprio come nella preghiera di Gesù dei monaci del monte Athos, di tutta l'antica tradizione ortodossa e, infine, dell’Oriente tanto islamico quanto indiano.
La preghiera è un’incessante ripetizione di una stessa formula. Anche il cosiddetto breviario, o meglio l’Ufficio delle Ore, è modellato sullo stesso principio di ripetizione della Parola di Dio nella propria esistenza quotidiana. Il Rosario inizia quando nell'esperienza dapprima monastica prima e poi degli ordini religiosi entrano confratelli che non sanno leggere né scrivere. Si dedicano ai lavori manuali per il mantenimento della vita quotidiana dei conventi, ma senza preghiera l'attività manuale non è sufficiente. Si escogita allora l’idea di prendere a modello il Salterio: come esistono 150 Salmi, possono esserci 150 Avemaria.
Il Rosario è in un certo senso il Salterio dei poveri, dei semplici. In fondo sono loro i piccoli del Vangelo, perché hanno capito che pregando con le parole delle preghiere del Nuovo Testamento – il Padre nostro e l’Avemaria – sono sempre in comunione con Dio. L’8 maggio in molte chiese viene recitata la Supplica di Pompei, uno dei più noti santuari mariani. La festa del Rosario, che si celebra in ottobre, ha un suo pendant nel mese di maggio, che è il mese della Vergine. In entrambi i periodi si recita questa supplica che implora anche la guarigione e la protezione da tutti i mali del corpo e dell’anima.
La Corona potrebbe diventare un mezzo per pregare incessantemente e anche per tenere la guardia alta per applicare i gesti di protezione ancora necessari. Avere una Corona in mano e sgranarla potrebbe essere spronare alla vigilanza e alla prudenza per sé e per gli altri. Direi che si dovrebbe proprio passare dal Coronavirus, al virus della Corona, ossia del Rosario, per creare un’ondata di preghiera che ricopra la faccia della terra di un velo, di una mascherina di protezione per tutti. Quest'anno, supplichiamo che, così come è arrivato, il contagio se ne vada. Forse il virus della Corona ci potrebbe aiutare a cacciare il coronavirus.
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