martedì 20 ottobre 2020
Quando il patriarca Giacobbe attraversava la notte, dovette lottare, senza sapere chi fosse, con il tuo angelo. Da quel duello - per il quale chi potrà mai dire di essere preparato? - egli uscì incerto, stordito, zoppicante. All'aurora, quando la luce iniziava a rigare d'oro l'orizzonte, Giacobbe comprese che erano accadute due cose: aveva ricevuto da Dio un destino nuovo, ma il suo modo di camminare sulla terra sarebbe stato, adesso, un'andatura ferita. Tu, Signore, hai voluto dotare la fede di questa dimensione notturna, fatta di prova e di radicale apprendistato della fiducia. Per questo anche nell'esodo non conducesti il tuo popolo per il tragitto più corto: per un cammino esasperatamente lungo, tra i morsi della sete, tu lo guidasti. Israele attese la tua manifestazione accampato in un doloroso nodo gordiano, senza vie di fuga, tra il deserto e il mare. E vide arrivare dapprima il faraone, con i suoi carri e il suo esercito. Solo dopo vide te. Ma in quell'istante-limite, il tuo braccio steso era pronto ad aprire un canyon attraverso l'impossibile, un corridoio prodigioso nel mezzo del mare.
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