martedì 5 luglio 2016
«Noi non siamo nati soltanto per noi, ma una parte della nostra esistenza la rivendica per sé la patria, e un'altra gli amici» (Cicerone, De officiis). Per ciascuno di noi non c'è dovere più importante del discernere e compiere la propria responsabilità verso la famiglia, la società e la repubblica; un dovere che si estende per tutta la vita. L'uomo, come dice Aristotele, è naturalmente uno zoon politikon, cioè un animale politico, e perciò, come spiega san Tommaso d'Aquino, «nato adatto a convivere con gli altri». Il Dottore Comune aggiunge che «è chiaro però che è meglio convivere con gli amici e i virtuosi anziché con stranieri o con chiunque». Forse coloro che il 23 giugno hanno votato per la separazione della Gran Bretagna dall'Unione Europea hanno letto questo brano. In qualunque modo sia successo, adesso tutti sono accompagnati dalla paura e soffrono il timore del futuro. Chiunque investa soldi nelle speculazioni di Borsa, li mette a rischio e osserva indifeso la fluttuazione del mercato. Però la questione trattata in questo referendum non riguarda tanto l'economia quanto la res publica, perché le scelte di vendita e di acquisto dipendono da scelte umane. Inoltre, nella misura in cui lo Stato cerca di moderare il commercio tra nazioni, anche il mercato internazionale dipende dalle scelte umane, e dunque dal modo in cui gli uomini decidono di governarsi. Ma, come Cicerone dimostra nell'opera De re publica, non è facile scegliere la miglior forma di governo. Quando Lelio chiede a Scipione la sua opinione sul miglior sistema di governo, costui risponde «Nessuno da solo» e preferisce «quello che viene composto da tutti insieme». La monarchia favorisce i deboli, se il re porta «quasi il nome di padre» e persegue il bene dei suoi cittadini «come se fossero suoi figli». L'oligarchia può essere più disposta a giovare al bene dei cittadini in quanto i notabili dicono che «è meglio il consiglio di molti che di uno». Il popolo che sostiene la democrazia «grida ad alta voce che vuole obbedire né a uno né a pochi». E allora «i re ci conquistano per la benevolenza, i notabili per il consiglio e i popoli per la libertà, in modo che paragonandoli è difficile scegliere quale sia il preferibile». Anzi è difficilissimo. Se la separazione della Gran Bretagna sarà buona o cattiva per il futuro, nessuno può saperlo con certezza. Tuttavia è certo che, se prendiamo tutti sul serio la nostra responsabilità per la famiglia e per la patria, prima o poi raggiungeremo il fine per cui siamo nati.
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