Nel settimo libro dei suoi Dialoghi Seneca tratta dei beni che siano da stimarsi veri e ci offrano una vita davvero felice e dei beni che al contrario sono falsi e appetibili solo dagli sciocchi. Ci sono infatti anche falsi beni che offrono non una vita felice ma soltanto piaceri smodati. Non è facile distinguere i veri beni dai falsi. Ma questa distinzione è importante poiché da essa dipende se la tua vita sarà costantemente felice o per sempre triste ed inappagata. Il volgo incolto per lo più è attratto dai falsi beni e desidera egli stesso possedere ciò che vede apprezzato da molti. Questi beni comprati per denaro e non procurati dai meriti mai ti soddisferanno compiutamente e stabilmente poiché sempre nuovi insaziabili appetiti sorgeranno in chi che non sa scegliere il giusto. I beni materiali quando sono esibiti con ostentazione chiamano gli altri all'invidia cosicché essi stessi desiderano avere ciò che han visto in mano ad altri. Invece i beni che sono siti nell'animo conducono a serbare buoni costuminon solo colui che ha in animo la virtù così che sia fermo leale onesto ma anche i suoi amici sono indotti ad imitarlo come un modello. La vita veramente felice non trae origine dai beni esterni che si possono comprare coi soldi, ma dalla virtù. I beni materiali dati dalla fortuna, la fortuna stessa forse un giorno come ce li ha dati ce li strapperà. E i beni che possiedi grazie alla fortuna mettili lontano fuori di te, affinché più facilmente possano essere ripresi dalla fortuna e senza tua ferita. Che cosa ci induce a scegliere i veri beni se non la mente buona e sana da cui tutti i beni discendono?Non saremo felici dei piaceri come pensano alcuni che male e volgarmente interpretano la dottrina di Epicuro: il piacere di cui lui parla è sobrio e poggia sull'amicizia. Se qualcuno rimproverasse Senecaperché predica contro il denaro ed i falsi beni, mentre è lui stesso ben provvisto di denaro, risponderà il filosofo il filosofo di Cordova che lui non è ancora un sapiente, ma è solo sulla via per diventarlo.Si può dire che i saggi dotati di virtù posseggono le ricchezze, mentre il volgo al contrario è da esse posseduto.
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