martedì 25 luglio 2017
Quando un contadino vuol coltivare un campo perché produca abbondanti frutti, comincia, non senza gran fatica, a zappar la terra e a sradicare le erbe infestanti; fatto ciò, ara più volte, poi rompe le zolle sollevate dall'aratro; sparge il seme nei solchi; e, dopo averlo sparso, lo concima e l'innaffia: bisogna poi aspettare finché maturi e germini; ma ecco che le erbe nocive, pullulando, invadono tutto. C'è bisogno d'un'enorme pazienza, con la quale il solerte contadino strappa ogni genere d'erbe nemiche al raccolto con mano infaticabile. Dopo aver molto sudato e gelato in tal modo, il nostro costante e diligente colono, visti i lieti frutti dei campi ormai maturi per il raccolto, sarà contento nell'animo. Ma non potrà ancora smettere di lavorare. Sarà infatti necessario apporre la falce alle spighe: e il campagnolo sa bene che avrà tanto frutto, quanta fatica avrà sudato. Porterà il frumento così raccolto nei granai, dove lo conserverà ammassato, finché non venga il tempo di schiacciare il grano e tramutarlo in farina. Tale è la coltura dei campi: una cosa faticosa, che richiede tempo e forze, per poter ricavar grandi frutti da minimi semi.
Da quest'arte di coltivare i campi ha preso nome la coltivazione degli animi, che, essendo caratteristica dell'uomo, è stata anche chiamata “humanitas”, “umanità”: infatti, allo stesso modo, gli animi devono esser preparati con fatica non trascurabile, e le passioni sfrenate, che hanno messo alte radici in noi, devono esser domate o estirpate; continuamente devono esser risolti i nodi interiori, e l'egoismo e le malevolenze s'han da rompere e spezzare, come fossero glebe indurite dalla nostra superbia; si devono spargere semi buoni e salubri, che ci vengon somministrati dalle discipline degne d'esser coltivate; i semi devono esser continuamente irrigati con assidue letture, con meditazione, col colloquio con persone di grande saggezza; bisogna sempre stare attenti che le cattive abitudini e i vizi non invadano l'animo nostro. Se uno riesce a durar tutte queste fatiche per lungo tempo, riporterà da tale laboriosa opera non pochi frutti. Ma oggi ci par di vedere solo cose fatte per conseguire al momento l'applauso degli uditori: festival della letteratura, spettacoli, fiere celebrate con gran pompa, più adatte a distrarre gli animi della gente che a indirizzarli a cose serie e profonde. «Ma se ne ricava non poco profitto economico!». Brontolino pure tutti, dirò quel che sento: tutte le ricchezze che si raccolgono grazie all'operosità umana dovrebbero esser destinate alla cultura, e non dovrebbe la cultura essere asservita all'arricchimento economico: perché la virtù, che nasce dalla coltivazione dell'animo, è l'unica strada per viver bene e felici: e che la felicità dell'uomo sia il fine dell'intero consorzio umano sarà evidente a chiunque analizzi questa questione con la dovuta obiettività.
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