La prima è stata María Soledad. Quando sparì non aveva nemmeno 18 anni e le mancavano poche settimane al diploma: fu trovata ai bordi della strada, violentata e assassinata. Suor Martha Pelloni, rettrice del collegio a San Fernando del Valle de Catamarca, mille chilometri da Buenos Aires, dove María Soledad studiava, non poteva lasciare che quel crimine orrendo finisse insabbiato. Era il 1990 e Martha, figlia di un ufficiale dell’esercito argentino e suora delle Carmelitane Missionarie Teresiane, capì di poter fare la differenza in un Paese, l’Argentina, in cui il maschilismo e il patriarcato sono cultura diffusa e la donna spesso un oggetto da usare e gettare. Dall’esito di quella tremenda vicenda di sopraffazione nacque la leggenda della «suora femminista», che mobilitando la protesta pubblica di migliaia di persone assicurò alla giustizia i responsabili (anche se non tutti) della morte di María Soledad, giovani figli dei potenti locali, amanti dell’alcol e delle droghe e delle feste a luci rosse, certi dell’impunità dovuta al loro ceto. Quella fu la chiamata del Signore per suor Martha Pelloni, che alla dignità delle chicas ha dedicato i successivi trent’anni della sua vita.
Nel 2006 un’altra vicenda terribile la vide protagonista: dopo un lungo e coraggioso lavoro di inchiesta durato un decennio, raccolse le prove e denunciò una rete di adozioni illegali di neonati, frutto delle violenze su domestiche adolescenti da parte dei datori di lavoro: per tenersi il posto, le ragazze dovevano cedere il figlio. Finirono in galera una politica locale e il marito avvocato e si spalancò la voragine degli abusi a cui erano sottoposte le ragazze delle classi subalterne. Oggi suor Martha ha 79 anni ed è l’anima e il lasciapassare della Rete per l’infanzia rubata, da lei fondata nel 2008 e chiamata così «perché in troppi sottraggono l’innocenza ai più piccoli». La Rete conta 40 forum in tutta l’Argentina, ciascuno dei quali segue decine di casi di sparizioni di ragazze, di violenze domestiche, di abusi, di omicidi derubricati come incidenti per non cercare i veri responsabili, spesso protetti da soldi, status sociale e collusione con il potere.
È una donna scomoda, suor Martha, e difatti, come racconta ad Avvenire, negli anni è stata insultata e derisa, colpita da menzogne e maldicenze. «Questo mi dà più forza per diventare testimone di Gesù. E nello stesso tempo mi rende più sola e vulnerabile. Ma, con molta fatica, non ho mai risposto alle ingiurie. La carità vola più alto». Su una cosa suor Martha non transige: «Non sono femminista a oltranza, cerco l’integrazione tra l’uomo e la donna. Il Vangelo è amore e io lavoro per la dignità dell’uno e dell’altra». Da un anno la religiosa vive nella residenza delle carmelitane a Santos Lugares, nella provincia di Buenos Aires, da dove continua a tenere le fila di Infancia Robada oltre a far parte del comitato che assiste le vittime di abusi da parte di sacerdoti. La pagina Facebook di suor Martha è uno stillicidio di volti di ragazze scomparse, memorie tenute in vita perché qualcuno, anche a distanza di anni, dia un indizio, una traccia per capire qual è stato il loro destino. La Rete sostiene le denunce delle giovani vittime di tratta e di abusi sessuali, ne segue il recupero e il reinserimento.
Oggi c’è un’altra preoccupazione: suor Martha è sulle tracce di una rete di satanisti che si servono di bambini per violenze sessuali travestiti da “sacrifici rituali”. L’impegno della «suora femminista» ha dato negli anni i suoi frutti: «Oggi in Argentina le donne non stanno più zitte, abbiamo imparato a denunciare, a fare rete. C’è da cambiare la mentalità machista, ci rivolgiamo soprattutto agli uomini: la violenza come si impara si disimpara». Suor Martha, alla quale due anni fa papa Francesco raccomandò di continuare a «fare chiasso», non ha paura: là fuori ci sono ancora tante María Soledad da proteggere. (ha collaborato Claudia Demeure)