Per fare luce su questa storia ci vorrebbe un radiomariologo. Io non lo sono, per cui mi scuso in anticipo se le mie valutazioni suoneranno strampalate. D'altra parte non l'hanno raccontata i siti d'informazione ecclesiale, ma solo quelli d'informazione generalista: primo fra tutti Francesco Costa su “Il Post” (http://tinyurl.com/q45db4f), che ne ha tratto un picco di popolarità di assoluto rispetto.Ecco i fatti: sulla pagina Facebook di Radio Maria, negli ultimi tempi c'era stato un crescendo di commenti contenenti solo la parola «amen». Forse altro non erano che dei «mi piace» adattati al contenuto religioso, ma sta di fatto che il 18 maggio è comparso un perentorio invito: «Stop amen: per favore!! Postate i vostri commenti. No “amen” in tutti i post!!!». A parte alcuni seri e motivati, l'invito ha però generato un grossa ondata di «amen» improbabili inviati da fan improbabili, fino a costringere i gestori della pagina, a partire dal giorno 19, a una sorta di coprifuoco digitale, che solo in queste ore si sta allentando.La presa in giro del post e anche l'ironia con cui se ne è parlato dicono della popolarità straordinaria di Radio Maria (anche digitale: su Facebook, 700mila fan), ma non solo. C'è la percezione del paradosso di una radio (anche) di preghiera che chiede di astenersi dalla parola che tipicamente conclude ogni orazione. E c'è anche una “vendetta” consumata da chi, dopo anni di invasioni subite via autoradio grazie alla eccellente penetrazione del segnale dell'emittente, ha goduto nell'invaderne a sua volta le pagine web.La difficoltà dei social media editor di Radio Maria a controllare il fenomeno, sia prima sia dopo la richiesta «Stop amen», conferma poi che dal momento in cui tutti sono liberi di produrre contenuti, può capitare che lo spazio che consideri “tuo” subisca un'occupazione, limitando fino quasi a zero la libertà tua e degli utenti a essa estranei. E mi compare l'ennesima variante di Humphrey Bogart: «È la Rete, bellezza! Amen!».
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