Un contadino, un chierico e un soldato, disposti a raggera sotto una tavola imbandita, sono stremati. Sopraffatti dalla loro stessa ingordigia i tre ceti sociali dipinti da Bruegel, rappresentano tre grandi aeree della società occidentale: il lavoro; la religiosità; la giustizia. Sono ricchi e poveri, letterati e illetterati, tutti hanno raggiunto il paese della Cuccagna e ne sono rimasti vinti. Qui, ogni ben di Dio è a portata di mano, i cibi si servono da soli: l’uovo cammina con il suo cucchiaio; il maialino, già affettato, avanza con un coltello affilato; il polletto mette spontaneamente la testa nel piatto. Davvero c’è tutto, c’è anche la giovinezza – perché nel paese di Bengodi non s’invecchia mai - e purtuttavia manca l’uomo. Quegli oggetti che sono per l’uomo gloria e vanto, giacciono abbandonati: la mazza per la trebbia del contadino sta sotto il peso del proprietario, la lancia è calpestata dal soldato e il libro di preghiere e la pergamena del chierico sono abbandonati sul prato.Sorprendente, e dal sapore boccaccesco, è la montagna di polenta sullo sfondo all’estrema destra. Una montagna dalla quale sbuca un personaggio che si è fatto strada con un cucchiaio.
Più volte la polenta è stata oggetto di attenzione da parte dei pittori e spesso con accenni allusivi ai vizi più svariati. Pietro Longhi, ad esempio, dipinge un quadro e lo intitola proprio Polenta. Apparentemente l’artista ci introduce entro una innocua cucina dove due belle inservienti scodellano la polenta appena cotta. Una impugna ancora il paiolo mentre due uomini, dei quali uno è un suonatore di violino, assistono vogliosi. In realtà tutto rimanda ad altro: la tovaglia al lenzuolo, il vino e la musica allo stordimento dei piaceri e le due donne, nell’offrire la polenta, offrono loro stesse come cibo ambito. Così si camuffavano i vizi e si alludeva ai piaceri ricercati da poveri e ricchi. La polenta, del resto, è cibo dei poveri, ma è diventato, nei secoli, leccornia anche per i ricchi. È un cibo dalle innumerevoli proprietà e lo sapeva anche Bruegel che, con quella montagna di polenta, allude ai proverbi fiamminghi: mangiando – a sbafo – e scavandosi un buco è possibile raggiungere Bengodi. Ma quanto profetico è questo spaccato di mondo bruegeliano? Siamo così sopraffatti da quello che ci siamo faticosamente conquistati, da non vedere il pericolo che incombe. Qualcun altro sopraggiunge, impugnando non le armi, ma un modesto cucchiaio, sorpreso forse d’esser arrivato così facilmente a conquistare il paese. Si sono scavati un buco modestissimo e hanno imparato a sfruttare le nostre stesse leggi, scoprendoci poi totalmente addormentati. Bruegel mette in guardia da certo gozzovigliare narcotizzante, ma offre anche l’appiglio della speranza. Se nel paese della Cuccagna tutto è brullo e gli alberi son secchi, sulle rive del lago ci sono alberi frondosi. Se da questa parte incombe l’oscurità, oltre la montagna di polenta, c’è un lago luminoso, dove la gente lavora e vive onestamente. La semplicità e la sobrietà della vita, ecco ciò che ci salverà! Radicarsi in sani principi e rimboccarsi le maniche, vivere in una corretta relazione con se stessi e con i propri istinti, ecco le regole d’oro per fare di noi, non cristiani in poltrona (come afferma il papa), ma uomini di speranza.
ImmaginiPieter Bruegel il Vecchio, Paese della cuccagna, 1567, olio su tavola, 52 cm × 78 cm. Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
Longhi Falca Pietro, La polenta, 1740, olio su tela. 61 x 50 cm. Collocazione; Ca' Rezzonico, Venezia.
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: