La Settimana Santa di Gesualdo Una luce brilla nelle «Tenebrae»
domenica 28 marzo 2010
I quindici ceri, disposti a forma di triangolo nei pressi dell'altare, si spengono progressivamente uno dopo l'altro e la chiesa cade nella più completa oscurità: solo ora possiamo immaginarci il coro intonare i Responsoria di Carlo Gesualdo (1566-1613), opera da annoverare tra le più alte espressioni del repertorio sacro d'epoca tardo-rinascimentale. Seguendo un antico rituale, i ventisette brani che compongono l'ufficio delle Tenebrae " nove per ciascuna giornata del sacrum triduum " sono appunto da cantarsi al calare della notte della vigilia di Giovedì, Venerdì e Sabato Santo. Si tratta di meditazioni in musica dedicate al passo conclusivo della Settimana Santa e al momento supremo del sacrificio pasquale di Gesù, affidate alle sole voci, senza accompagnamento strumentale alcuno, in cui il racconto degli ultimi istanti di vita del Redentore viene filtrato attraverso le riflessioni e gli stati d'animo di chi tale dramma è chiamato a riviverlo e a celebrarlo nell'intimità della preghiera.
Nel cd emblematicamente intitolato «Il canto dell'ombra» (pubblicato da Stradivarius e distribuito da Milano Dischi), Walter Testolin e l'ensemble vocale De Labyrintho ne hanno registrato solo i passi più estremi, i Responsoria ad Officium Hebdomadæ del Sabbato Sancto; le ultime nove "stazioni", a segnare il traguardo di un percorso contemplativo che, tra cupe linee melodiche e taglienti contrasti armonici, si apre con il cangiante Sicut ovis ad occasionem e si articola in molteplici quadri di fortissima suggestione che raggiungono il culmine del processo di immedesimazione emotiva nella tragica gravità dell'O vos omnes e del successivo Ecce quomodo moritur iustus, prima che venga definitivamente chiusa la porta del sepolcro (Sepulto Domino).
Come scrive lo stesso Testolin nelle note di copertina del disco, è «musica fatta di timori e desideri rivestiti di canto», in cui il linguaggio colto e le regole ferree di un sapiente magistero contrappuntistico sembrano piegarsi alla tensione e alla forza espressiva grazie alla quale ognuno dei passi affrontati diventa un piccolo gioiello polifonico a sé stante; nel solco di un cammino penitenziale che, tra angoscia e tormento, aspetta la luce della resurrezione per poter continuare a sperare.
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