La scomparsa di Laura Antonelli e l'interesse per la sua vita di fede
mercoledì 24 giugno 2015
Anche se non ha letto “La religione dello scenario”, chi lavora nella comunicazione sa che la morte di un artista o comunque di un personaggio pubblico è (l'ultimo) momento buono per interrogarsi – e possibilmente informare – sulla sua fede religiosa. Talvolta si apprende di conversioni in punto di morte, magari affidate a non meno noti uomini di Chiesa; talaltra si specula e si spettegola sull'eventuale funerale “in chiesa”… Ma se il personaggio, dopo aver frequentato le copertine, muore dimenticato, l'idea che in quell'anonimato avesse tratto conforto dall'amor di Dio è irresistibile, per i media: forse perché allevia il senso di colpa di un sistema che spesso “usa e getta” i suoi prodotti, i quali però sono anche persone. Come Laura Antonelli, «icona sexy» degli anni Settanta.L'informazione specializzata non partecipa volentieri a questo gioco: e infatti, anche nella scorse ore, nella blogosfera ecclesiale i post sull'argomento si contavano sulle dita di una mano. Ma pare che effettivamente l'attrice, sola, malata e sostanzialmente povera, si fosse affidata, negli ultimi anni, alla preghiera e alla pratica religiosa, assistita in particolare da uno dei preti del paese dove viveva, Ladispoli. Lo ha confermato all'Ansa (http://tinyurl.com/poj6776) Claudia Koll: anche lei ex attrice, protagonista di una riscoperta della fede più nota e pubblica, si era fatta prossima, recentemente, della collega.Nel caso di Antonelli, raccontare senza rispetto e misura questo aspetto della sua storia rischia di essere ancor più strumentale del solito: la sua fortuna di attrice è passata attraverso un elemento – l'erotismo – che con immutato successo i media contrappongono alla fede. Come ci ricordano due elementi formalmente “sacri”, ma sostanzialmente assai “profani”, ben presenti nell'immagine di Laura Antonelli: il ruolo di suora-infermiera, esibito sin dalla locandina di uno dei suoi film più popolari, e il soprannome di «divina creatura», dovuto a un film poco più che pretenzioso e oggi titolo di un sito di fan.
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