«La rissa alla Camera piace ai faziosi» Servono correttivi alla cattiva politica
martedì 18 giugno 2024
Caro Avvenire, una rissa mercoledì si è verificata alla Camera dei deputati, con parlamentari che aggrediscono a pugni un loro collega: un simile fatto contribuisce ad allontanare ulteriormente i cittadini dalle istituzioni. Le manifestazioni di bullismo politico spesso trovano consensi tra gli elettori più faziosi.
Con quale credibilità il ministro dell'Istruzione può (giustamente) emanare provvedimenti per ripristinare la disciplina nella scuola, se non condanna gli
episodi di violenza che vedono protagonisti i parlamentari? Bruno Cassinari Piacenza Caro Cassinari, come non concordare, tristemente, con lei. Lo spettacolo offerto dai deputati aggrovigliati e urlanti mentre davano e paravano colpi, nemmeno fossero calciatori bizzosi, non è del tutto inedito (chi non ricorda il cappio esibito sui banchi nel 1993?), ma resta inqualificabile e censurabile senza eccezioni. Nella stessa Aula, è già stato sottolineato, pochi giorni prima si era ricordato Giacomo Matteotti, vero martire delle nostre istituzioni (non ancora repubblicane) ed esempio imperituro di dedizione alla causa democratica fino al sacrificio della vita (insieme ad altre figure luminose della nostra storia nazionale). Ad aggravare, se possibile, la situazione, è arrivata nei giorni seguenti l’ipotesi - fatta circolare da ambienti degli stessi partiti, si badi bene - che la gazzarra violenta sia stata in qualche misura premeditata per mettere in cattiva luce il nostro Paese nei giorni del G7 pugliese. Non voglio nemmeno entrare nella dietrologia su chi possa avere pensato di macchiare il Parlamento per uno scopo così meschino. Preferisco continuare a pensare che sia stata la tensione del momento a fare uscire il peggio da alcuni nostri rappresentanti. Ma questo non assolve nessuno. Anzi, significa che qualche esponente politico che ha chiesto il nostro voto probabilmente non meritava di ottenere la delega a rappresentarci. A questo proposito, colgo l’occasione per rilanciare un’idea emersa in alcuni dialoghi che ho avuto il piacere di svolgere con gruppi dell’associazionismo cattolico in vista delle elezioni europee. In sintesi, nella mancanza di informazioni in base alle quali esprimere la propria preferenza, ci si è chiesti perché non si possa prescrivere per legge, ora che è tecnicamente possibile, la pubblicazione online di un breve curriculum (di lunghezza prefissata e con alcune informazioni obbligatorie, per esempio gli studi, l’impiego, le precedenti esperienze politiche...) di ogni appartenente a una lista che si presenta al voto (anche quando non si può scegliere il singolo candidato). Ovviamente, ciascuno abbellirebbe il proprio profilo e sorvolerebbe sulle risse cui ha partecipato. Ma sarebbe comunque un passo significativo per la trasparenza e la fiducia da ripristinare tra elettori ed eletti. Non basta però, caro Cassinari, l’astenersi dalla violenza sugli avversari politici
e il condannarla fermamente- davvero il minimo, che pure stavolta è mancato. Serve una capacità di interpretare le richieste e i bisogni più veri e pressanti della gente. Andando oltre il populismo di facile presa, la polemica sterile e il settarismo degli interessi particolari. Basterebbe prendere sul serio (e mettere in pratica non limitandosi a ipocriti apprezzamenti) l’esortazione fatta venerdì da Francesco al vertice dei Grandi: «La politica serve: mi viene in mente quello che un papa ha detto sulla politica: è la forma più alta della carità, la forma più alta dell’amore». © riproduzione riservata
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