La centralità di determinati eventi accende la Rete di una miriade di attenzioni. Anche l'epilogo del viaggio americano di papa Francesco, a Filadelfia, è valso, per la blogosfera, un post su due, e pur avendo messo al lavoro i vari strumenti di analisi a mia disposizione, non mi è riuscito di stabilire una vera e propria gerarchia nell'interesse dell'opinione pubblica ecclesiale. Preparata evidentemente con molta cura (ce l'aveva detto, il Papa, che avrebbe speso l'estate a studiare gli Stati Uniti...) ogni successiva tappa è stata pari alla precedente in termini di intensità di temi e spunti e dunque di copertura mediatica.Mi sono proposto allora di segnalare, per divertimento, la cosa più superflua tra tante utili e necessarie che ho potuto leggere, e il primato è andato alla creazione di apposite «emoji» (= disegnini in tema adatti alla trasmissione digitale) temporanee che comparivano – ma solo fino a domenica – digitando, su Twitter, questi hashtag: PopeinUS (la visita in generale), PopeinDC (per la tappa a Washington, District of Columbia), PopeinNYC (per New York) e PopeinPhilly (per Filadelfia). Fonte: Downloadblog (http://tinyurl.com/q72y4ej).Ma poiché il secondo argomento di questi giorni, per la frequenza dei post che gli sono dedicati, è stato nuovamente il rapporto tra l'esercizio della violenza e la pratica della guerra, da una parte, e la fede religiosa, dall'altra, propongo, come antidoto agli inutili «emoji» temporanei, altri più utili disegni. Vengono dalla Galilea e da mani di donne, le “Donne dell'Ulivo”. Di popoli e di fedi diverse, racconta il sito Terrasanta.net (http://tinyurl.com/nw7mjgz), si sono ritrovate a partire da un normale corso di pittura (organizzato ad Afula, nel Centro dell'Organizzazione internazionale delle donne sioniste), e ne hanno fatto un'occasione di dialogo e un'iniziativa di pace. Gli ulivi che hanno dipinto in meno di due anni ora sono il contenuto di una mostra itinerante, presto a Milano (Expo) e poi anche a Roma.
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