Una vera e propria “questione morale” si profila davanti alle istituzioni europee e rischia sempre più di comprometterne la reputazione. A quasi quattro mesi dall’avvio delle indagini sul cosiddetto Qatargate (lo scandalo delle presunte mazzette versate per ammorbidire le critiche all’Emirato in vista dei mondiali di calcio), le ricadute si allargano ora dal Parlamento di Strasburgo alla Commissione di Bruxelles. Un direttore generale è stato costretto alle dimissioni, per aver accettato di volare gratis e in business class con la compagnia di bandiera del Paese del Golfo, proprio mentre questa stava trattando con la Ue un fondamentale accordo nel settore dell’aviazione civile. Contemporaneamente l’”Authority etica”, che dovrebbe elaborare nuove regole di condotta per quanti lavorano sotto le insegne dell’Unione, stenta a decollare. E con essa l’atteso “decalogo” per evitare nuovi casi spiacevoli.
L’alto dirigente dell’esecutivo che ha rinunciato all’incarico è l’estone Henrik Hololei, numero uno del dipartimento trasporti. Un’inchiesta giornalistica ha rivelato che fra il 2015 e il 2021 ha accettato per nove volte di viaggiare e soggiornare a spese del governo di Doha, anche durante il negoziato con Bruxelles. E lo ha fatto dopo aver “autorizzato se stesso”, in qualità di capo della struttura, secondo le regole a quel tempo in vigore. Prima di arrendersi, il funzionario ha trattato per un trasferimento a parità di stipendio ad un altro incarico, con minori poteri decisionali ma tutt’altro che disprezzabile. Tuttavia tre giorni fa l’Ufficio antifrodi dell’Ue (l’Olaf) ha aperto un’indagine sulla vicenda e tutto potrebbe ancora accadere.
Altro tema scottante che ciclicamente si riproduce negli “euro-palazzi” è quello delle cosiddette “porte girevoli”, ossia i casi di politici o amministratori che escono dagli uffici comunitari per entrare dietro lauti compensi in grandi imprese o multinazionali private, sempre molto interessate a sfruttare le conoscenze “dall’interno” dei nuovi assunti. L’ultimo episodio riguarda l’irlandese Eamonn Brennan, fino a dicembre a capo dell’Agenzia che controlla il traffico aereo del Continente e da ieri sul libro paga del colosso Ryanair come consigliere d’amministrazione. Da notare che, a fine novembre scorso, il manager era stato accusato di riservare un trattamento di favore proprio al “patron” della più importante compagnia di voli a basso costo, il suo compatriota Michael O’Leary, a quanto pare di casa nella sala operativa di Eurocontrol.
Anche in questo caso, non c’è stata violazione formale delle regole vigenti. Ma non c’è dubbio che un serio problema di opportunità si pone e va affrontato. Conflitti d’interesse più o meno evidenti, accettazione di doni e inviti sospetti, partecipazione a eventi di scarso valore sostanziale ma ad alto contenuto festaiolo: uno stillicidio di azioni che sfigura l’immagine dell’Europa. Da ultimo, sempre nella settimana che si è appena chiusa, l’ennesimo richiamo alla Commissione - stavolta particolarmente severo – da parte del “Mediatore europeo”. Motivo, i ritardi cronici, talora interminabili, alle “richieste di accesso” di cittadini e organismi vari. Un diritto
previsto dai Trattati Ue, che permette a chiunque di visionare i documenti alla base delle decisioni prese dal governo di Bruxelles. Tra poco più di un anno si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo: per evitare nuove diserzioni di massa dalle urne, sarà bene intervenire subito e in modo che i cittadini se ne accorgano.
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