Una volta tanto ci è utile anche Trump. A confronto con le sue lunghe cravatte, quelle di Porro e di Salvini sembrano davvero troppo corte. Il bon ton vorrebbe che arrivassero almeno alla fibbia della cintura. Qualcuno potrà giustamente domandarsi cosa c’entrano le cravatte con un talk show come Quarta Repubblica. In effetti c’entrano poco, se non per dimostrare che una parte del programma in onda il lunedì dalle 21,25 su Rete 4 è registrata, a meno che la cravatta del conduttore non sia stata rifatta durante la pubblicità. Ma non solo la cravatta, anche il collo destro della camicia sembrava aggiustato tra il primo e il secondo spazio della puntata di lunedì scorso, apertasi con il leader della Lega, a conclusione di una stagione che si è prolungata per recuperare le settimane saltate a marzo a causa della positività al Covid dello stesso Nicola Porro, che oltre a condurre Quarta Repubblica è vicedirettore de Il Giornale. Politicamente schierato, si dichiara «liberale di destra», Porro ha il merito appunto di dire come la pensa e da che parte sta. Del resto il talk show obiettivo non esiste, come non esiste nessuna forma di comunicazione obiettiva. Esiste, però, l’onestà. E la conduzione di Porro è onesta. Puoi non condividerne le idee, ma almeno sai dove andrà a parare e lo farà senza andare troppo per il sottile. La sua è anche una conduzione fisica, tiene la scena, fa sentire la presenza, garantisce il ritmo e si propone come il megafono della voce della gente (ma questo lo fanno tutti i conduttori di talk show). Almeno all’apparenza, non è ossequioso nemmeno con chi la pensa come lui, a parte che la presenza di Alessandro Sallusti potrebbe far pensare a interessi privati in atti d’ufficio, se non fosse che il direttore de Il Giornale è onnipresente nei dibattiti tv su qualsiasi rete con i suoi studiati sfondi con tanto di Olivetti Lettera 22. Ma se c’è qualcosa da dire è proprio sugli ospiti fissi come Daniele Capezzone e Vittorio Sgarbi, con il loro stucchevole gioco delle parti, e sulla lunghezza del programma. L’altra sera, quando a mezzanotte e mezzo è iniziato il quinto blocco, c’è stato un momento di sconforto. Alla fine abbiamo cronometrato tre ore nette più la pubblicità.
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