È la profezia della cura il messaggio più prezioso dell’eredità umana e spirituale lasciataci da san Camillo de Lellis. Nel suo apostolato fu testimone di un Dio che si fa compagno dell’umanità, soprattutto nei momenti di sofferenza e difficoltà. Nato a Bucchianico (Chieti) nel 1550 in una famiglia nobile intraprese la carriera militare, ma a causa di una piaga al piede per un periodo fu ricoverato a Roma. Riprese le armi, fu rovinato dal vizio del gioco, che lo portò a perdere tutti i suoi averi. Si ritrovò così al servizio dei frati cappuccini di San Giovannni Rotondo. Nel 1575 fu ricoverato nuovamente all’ospedale di San Giacomo degli Incurabili a Roma e lì finalmente trovò la sua strada: si mise a servire con dedizione e delicatezza i compagni malati ed ebbe l’idea di fondare una congregazione votata a questa attività. Nacquero così nel 1582 i Ministri degli Infermi, i Camilliani: l’esperienza militare del fondatore fu una risorsa preziosa per modernizzare l’assistenza ai malati, che prese così una forma più organizzata. De Lellis morì nel 1614 a Roma. Fu beatificato il 7 aprile 1742 e canonizzato il 29 giugno 1746 da Benedetto XIV. Con san Giovanni di Dio, tra l’altro, è patrono degli ospedali e dei malati dal 1886 e degli infermieri dal 1930.
Altri santi. Santa Toscana, vedova (1280-1343); beata Angelina da Montegiove, vedova (1377-1435).
Letture. Romano. Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13.
Ambrosiano. Gdc 2,6-17; Sal 105 (106); 1Ts 2,1-2.4-12; Mc 10,35-45.
Bizantino. Tt 3,8-15; Mt 5,14-19.
t.me/santoavvenire
© riproduzione riservata
© Riproduzione riservata
ARGOMENTI: