Trinità d'Agultu (Olbia e Tempio). La sera di Ferragosto. Per tutto il giorno ha soffiato il maestrale, gonfiando il mare e insinuando un freddo d'autunno per i vicoli del paese. Ma ora anche i più anziani escono di casa e si avviano alla piazza. C'è la Messa dell'Assunta, e poi la processione. La piccola chiesa è gremita. Le bambine hanno il vestito della festa, e le donne si sono messe i gioielli di famiglia. Ai tavolini del bar di fronte non è rimasto un avventore: nessuno manca, alla festa dell'Assunta. Nel cielo roseo del tramonto le ultime nuvole si sfrangiano e si sciolgono, vinte.Davanti al portone i membri della Confraternita di Santa Croce stanno schierati, fieri nella loro mantella rosso porpora. Aspettano di caricarsi sulle spalle la Madonna sul trono. In chiesa la funzione procede, solenne, senza fretta. Fuori, sulla piazza, due bambini si rincorrono con grida che sembrano di rondini. Gli uomini della Confraternita cantano con belle voci baritonali antichi canti in sardo. «Deus te salvet, Maria», recita un canto, e l'armonia intride la navata e si allarga sul sagrato, nella sera d'estate. La sensazione di essere al cuore di un'Italia profonda.E adesso la Messa è finita, ed è l'ora. In quattro si caricano il baldacchino di legno sulle spalle, e con il celebrante escono dalla chiesa, preceduti dai gonfaloni. I fedeli si incolonnano al seguito, accendendosi vicendevolmente le fiamme delle torce, che tremano per un istante al vento, prima di rafforzarsi. A quella luce ardente le facce di uomini e donne sembrano diverse. Facce antiche, come se la processione fosse un'enclave fuori dal tempo. Quest'anno si prega per i cristiani perseguitati, e sono venuti anche i turisti. «Gente del continente», come dicono qui, ma per una volta senza la distanza che in questa espressione avverti.La processione si snoda lenta per le strade, come una scia fiammante nella notte ormai nera. La farmacia, il municipio, la scuola. Dai balconi delle case si affaccia qualche vecchio, troppo malfermo per partecipare. Il Rosario scandisce il tempo del nostro camminare. Poi, a tratti, i toni fondi dei canti della Confraternita di nuovo colmano i vicoli. (Italia, quanto densa è l'Italia in queste note che si perdono nella notte). Pare, il canto, la voce stessa di quest'isola scabra e rocciosa; del suo mare trasparente, che non puoi non guardare, ogni anno, con nuovo stupore. Il baldacchino della Madonna avanza adagio, caracollando e inclinandosi per le vie in pendenza. Infine torna alla chiesa. La gente spegne le fiaccole e si saluta, e si disperde nel buio, verso casa. Il maestrale è cessato. Sopra Trinità d'Agultu ora brilla l'Orsa Maggiore, e tutto il cielo sfolgora di stelle.
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