Il principio dell’incarnazione ci parla di un Dio che condivide il cammino dell’uomo e si affianca a lui nel dare forma alla storia: ecco perché i cristiani sono chiamati a un impegno concreto nella vita politica. Ma quando, invece, è la politica a voler deformare il messaggio del Risorto per difendere propri interessi e vantaggi allora i cristiani devono far sentire la propria voce. Un richiamo a cui oggi ci rimanda la storia di san Giovanni I, Papa dal 523 al 526 e venerato come martire, testimone coerente che non si lasciò usare per gli scopi politici del re d’Italia e re degli Ostrogoti, Teodorico. Toscano d’origine, Giovanni fu scelto come Pontefice in età avanzata; Teodorico, ariano, lo costrinse a recarsi a Bisanzio, alla guida di una delegazione di cui facevano parte legati romani ma anche alcuni vescovi come quelli di Fano, di Ravenna e di Capua, per chiedere la restituzione agli ariani d’Oriente delle chiese che erano state loro sequestrate dall’imperatore Giustino, difensore dell’ortodossia. Il 19 aprile 526 Giovanni fu il primo Papa a celebrare la Pasqua a Costantinopoli, ma al ritorno, avendo scelto di non soddisfare le richieste del re che l’aveva mandato, fu incarcerato a Ravenna dove morì pochi giorni dopo, il 18 o 19 maggio 526. In seguito le sue reliquie vennero traslate nella Basilica di San Pietro.
Altri santi. San Dioscoro di Alessandria, martire (III-IV sec.); sant’Erik IX, re di Svezia (XII sec.).
Letture. Romano. At 28,16-20.30-31; Sal 10;
Gv 21,20-25.
Ambrosiano. 1Cor 2, 9-15a; Sal 103 (104); Gv 16, 5-14.
Bizantino. 1Ts 4,13-17; Gv 21,14-25.
t.me/santoavvenire
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