Quando la narrazione diventa cura. È la sensazione che ho avuto leggendo, grazie alla Sifo (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera), alcuni scritti vergati con gentile sofferenza da diversi farmacisti su fogli improvvisati durante il lockdown. «Io smisto farmaci, mi occupo delle persone malate, e forse non ti ho detto che dietro ogni foglietto su cui c'è scritta una cura io, in quel sottoscala da topi, in quella farmacia di ospedale, in ogni foglietto, ho sempre visto un dolore di persona, e in ogni passeggiata dietro uno scaffale, in ogni ordine che ho fatto, in ogni gesto del mio lavoro quotidiano, ho sempre cercato di figurarmi il volto di chi avrebbe avuto un sollievo anche momentaneo da quel dolore, grazie a me». La narrazione diventa cura quando si scruta la pluralità di prospettive rispetto a un male sconosciuto, che si fa invincibile, trasparente, beffardo. E li ho immaginati, i farmacisti, nelle quattro mura delle loro strutture ospedaliere. Pronti a trovare soluzioni, a dare risposte, a esserci nonostante un umano senso di impotenza, misto a una temporanea sensazione di inadeguatezza. Da questa mescolanza è nato un monologo che racconta una storia, che potrebbe essere la storia di ognuno di noi, nudi davanti alla realtà. Nudi come «Musica Nuda», quella del duo Spinetti-Magoni: voce e contrabbasso. Senza effetti, senza filtri. I due artisti propongono da anni (con successo) una lettura musicale che attraversa generi e generazioni, con la volontà palese di raccontarla per quello che è, senza vestiti. Denudano, con sensibilità e maestria, brani musicali che hanno fatto storia e tendenza nel corso degli anni. Con naturalezza e piglio ne cercano l'essenza e la rileggono, processandola con le loro idee musicali. Arrangiandola per due strumenti, voce e contrabbasso, nella speranza di tirare fuori un'emozione che era nascosta o appena tratteggiata. E con la timida speranza di poter diventare, come la farmacia narrativa – nella sua nudità – processo di cura.
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