sabato 31 dicembre 2016
La vita quando è vera ti cambia. Cambia il tuo carattere, cambia il tuo modo di pensare, di vedere, di sentire. Se accettiamo di farci incontrare, direi quasi di farci mangiare, dall'umanità che incontriamo, la nostra faccia avrà il calore di tutta la vita che l'ha attraversata. Avremo il volto di un bambino di strada, di una prostituta, di un uomo in fuga dal suo Paese. Avremo l'inquietudine dell'uomo del dubbio, del filosofo che indaga la vita e cerca la verità. Sentiremo nelle ossa il dolore di chi non vede un futuro, di chi non si dà pace. La nostra faccia sarà segnata di lacrime, perché un prigioniero, un rifugiato, un povero non saranno più estranei e i loro ricordi diventeranno anche i nostri ricordi. La nostra faccia avrà il sapore delle mille e mille storie che abbiamo condiviso, delle solitudini che abbiamo fasciato, della sofferenza che abbiamo accolto. Ma la nostra faccia parlerà anche di speranza, dell'incontro con Dio, del senso di tutto che si fa strada anche nel buio. La nostra faccia sarà brasiliana, curda, palestinese, libanese, italiana. Mai straniera in nessun luogo. La nostra faccia avrà l'ingenuità di un bimbo e l'indomabilità di un lottatore. Sarà una faccia nuova.

Cari lettori, volevo ringraziarvi per il cammino fatto insieme in questi mesi. È il giorno del saluto ma è soprattutto il giorno del ringraziamento per avermi permesso di entrare nella vostra vita. Penso che il miglior modo di salutarsi non sia "Arrivederci", ma una promessa, un "patto" di preghiera quotidiana per affidarci a Dio gli uni gli altri.
Non ho mai creduto ai "finali", ma credo nei nuovi inizi che bussano alla porta di ognuno di noi ogni giorno.
Possa il Signore trovare i nostri cuori sempre pronti!
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