Mio padre, operaio ebanista, col suo scarno salario manteneva una famiglia di 10 persone, e aveva anche la passione dei libri (Papini, Mauriac, Bernanos, La Pira, Mazzolari"). Ogni tanto ne portava a casa uno nuovo, e allora mia nonna lo rimproverava: «Ma ne hai già tanti!». Però quando lui diceva: «Li ho già letti», scattava la replica: «E rileggili!». Ci penso di fronte ai due tempi ("Europa", 8 e 9/1) di una «reazione rallentata, pigramente riflessiva e un po' a caldo» della filosofa De Monticelli alla lettura della "Spe salvi". Confronta testi, cita teologi, filosofi, letterati e santi per dire che la prima parte l'attira, ma la seconda, sulla modernità, è un disastro: «pagine che tolgono speranza" la civiltà moderna svilita nella sua luce nuova, nella consueta caricatura dell'apprendista stregone che sostituisce se stesso a Dio»! Era solo il primo tempo. Il secondo, ieri, mette in campo Kant, l'inferno, il paradiso per dire che la modernità nell'enciclica le pare schiaffeggiata, il Concilio calpestato, il "Sillabo" di Pio IX riproposto in pieno e la ragione svilita anche con l'aiuto del «vecchio Max Weber» e del «vecchio Habermas». Insomma, un'alleanza di vecchi, un'enciclica disperante e in sintesi «un grande errore». Stop. Detta tra noi, e sottovoce: la rileggo, De Monticelli, e l'impressione è che se c'è qualcuno che «sostituisce se stesso a Dio» stavolta scrive su "Europa" e viene dalla "Facoltà di filosofia Università Vita-salute". Salute! Dopo i due tempi, forse ne serve uno supplementare, e risento il consiglio di mia nonna: «rileggere!». Più preciso: leggere meglio. Magari il risultato cambia.
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