mercoledì 12 febbraio 2020
Fa sempre sorridere il detto della semplificazione per antonomasia: "Piove: Governo ladro" che oggi può essere ribaltato, davanti a qualsiasi catastrofe, con la causa effetto del cambiamento climatico. Che è sotto gli occhi di tutti, soprattutto in questo inverno tiepido, ma che in certi casi risulta una semplificazione. Nei giorni scorsi a Fiera Verona si è tenuto Evoo Days, il forum dedicato alla filiera dell'olio extravergine di oliva e organizzato da Sol&Agrifood. Una teoria di seminari apparentemente tecnici, che tuttavia m'hanno aperto la mente proprio sul tema dei luoghi comuni. E mi spiego: il mondo dell'olio è attanagliato, oltreché dalla Xylella che sembra avanzare oltre i confini del Salentino, anche dalla mosca olearia. Una mosca dispettosa che depone le uova nel frutto dell'olivo, deteriorandolo. Detto ciò, gli esperti hanno imparato ad analizzare le annate disastrose come il 2014, ma anche il 2016 e il 2019, dove di olive italiane raccolte ce ne sono state poche. Meno preoccupanti sarebbero stati il 2017 e 2018. Dunque non è il cambiamento climatico la causa effetto, anzi, pare che le estati molto calde, come pure gli inverni rigidi, siano forieri di strage per la mosca olearia. Il problema più grosso sarebbe rappresentato dagli oliveti abbandonati le cui olive non raccolte diventano dei veri serbatoi di riproduzione della terribile mosca. E qui si apre una considerazione sul tramonto della civiltà contadina che avrebbe lasciato tracce, talvolta pericolose, nelle campagne. Ma quale ruolo è stato dato ai sindaci per monitorare una situazione che ad ogni fitopatologia sfugge di mano? I sindaci rappresentano la prossimità con il territorio, ma sembrano relegati a semplici burocrati pieni di trappole amministrative dentro cui muoversi. E diventa mortificante non poter dare risposte. Per combattere la mosca olearia non sono mancati i prodotti delle industrie di fitofarmaci che hanno attenuato un poco la preoccupazione, salvo scoprire che l'Unione Europea, dal giugno di quest'anno, bandirà uno di essi: il dimetoato. Da qui la necessità di un lavoro di squadra, ossia un monitoraggio della mosca su vasta scala per addivenire ad interventi di prevenzione con rame e caolino e anche argilla. A San Casciano Val di Pesa un produttore ha creato anche reti anti insetto, ma il costo a ettaro si avvicina ai 30 mila euro. Quanto dovrebbe costare quell'olio? La conclusione a cui sono giunto è tuttavia questa: l'olio italiano di oggi ha dei costi suppletivi che non giustificano più certi prezzi stracciati sugli scaffali. La lotta alle avversità si può attuare solo dentro a una rete (illuminante l'esempio di Terre dell'Etruria che raggruppa 3.300 olivicoltori) e la coltivazione dell'olivo è destinata ad avvicinarsi sempre di più al biologico, con obbiettivo residui zero. Luci e ombre, dove servirebbe un barlume anche istituzionale.
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