domenica 5 giugno 2016
Ha suscitato reazioni tra loro opposte l'invito del vescovo Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, a rispettare il principio morale e il dovere dell'Europa di accogliere tutti i migranti, senza muri, senza barriere di filo spinato (che richiamano la Cortina di ferro tra i due mondi: uno libero, l'altro disumano e comunista) e anche senza le "navi-hotspot" (alla lettera "posti caldi", al largo, dove non vigono diritti europei né internazionali). C'è chi ha parlato di «arabizzazione» dell'Europa, chi di «retorica dell'accoglienza, che produce guasti gravissimi» (Berlusconi su Libero, venerdì 3), chi di «nostre navi inviate a raccattare i profughi» (Vittorio Feltri su Libero.it) e chi cita le Scritture per sostenere che «il dovere dell'accoglienza non è un principio universale» (Alberto Melloni, la Repubblica, giovedì 2) anche se «è, se mai, un precetto o una "urgenza", come la chiamava san Paolo» e anche se sarà «benedetto, l'ultimo giorno, chi ha soccorso il Messia nella sua miseria senza neppure rendersene conto». È interessante, invece, un articolo delmanifesto, in cui si afferma che «accoglierli tutti non è un'utopia» e si citano alcuni dati significativi: «I circa 2.400.000 lavoratori stranieri regolari producono oltre l'8,8 per cento della ricchezza collettiva del nostro Paese... Nel 2015 sono espatriati 91mila cittadini italiani e anche 48mila stranieri già regolarmente residenti...». È poi giusto ricordare che la marea dei migranti va considerata un fenomeno con le radici nelle responsabilità dell'Europa colonialista. Mentre la Chiesa portava in Africa e in Oriente, con la fede, anche la civiltà cristiana, il Vecchio Continente si impossessava dapprima degli abitanti per farne schiavi, poi per sfruttare le ricchezze di quelle Terre e infine abbandonandole, nel secondo dopoguerra, alla loro sorte di immaturità politica, economica e talvolta anche umana (guerre intestine, barbarie dei califfati islamici e delle bande schiaviste, stupratrici e assassine). La migrazione è anche un riscatto.MARIA PIÙ CHE SACERDOTEUn lettore del Giornale chiede (venerdì 3): «Come mai Gesù ritenne che sua Madre non fosse degna di diventare sacerdote?». Gian Galeazzo Biazzi Vergani, curatore della posta importante, risponde che non lo sa, ma non gli dispiacerebbe un sacerdozio femminile. Errore: tutti i fedeli cristiani, anche non cattolici, ricevono, nel battesimo, la dignità del sacerdozio battesimale o universale insieme con quelli regale e profetico. Certe donne reclamano, dunque, ciò che già hanno in abbondanza. Il sacerdozio "ministeriale" (dei preti) è un servizio a favore di quello spirituale dei fedeli. Maria, la Theotokos, genitrice di Dio (Concilio di Efeso, 431), ebbe dal Padre, con lo Spirito Santo, anche più di un battesimo e di un sacerdozio spirituale.
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